T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     Dalle bande della montagna, ad esempio, tanto per citare un solo caso, era stato ucciso un maggiore medico, caduto nelle loro mani. I tedeschi, come loro costume e come leggi di guerra, chiedevano, per la rappresaglia, cento cittadini. Chiedevano inoltre l'immediato scioglimento di quelle bande, se si voleva evitare la distruzione della città. Momento tragico da vincere, da deprimere la più forte tempra. Quando, dopo tre ore di discussione, che avevo nel mio gabinetto con tre ufficiali, m'accorgevo, con sgomento, che i tedeschi rimanevano irremovibili nelle loro richieste e nei loro propositi, giungevo all'offerta ultima: offrivo, per tutti, al sacrificio di sangue, la mia vita.
     Gesto da leggenda, senza dubbio, ma non ne avevo considerato tutte le dolorose conseguenze che ne potevano derivare se l'evento, come era probabile, si fosse avverato.

     Ero tornato a casa quella stessa sera tranquilla, sereno, scherzoso; ma nel trovarmi dinanzi alla buona compagna, ignara di tutto, un senso di profonda tenerezza m'invadeva. Le leggi di guerra, specialmente per i tedeschi, erano inesorabili. La montagna, con l'uccisione a tradimento del maggiore medico, già aveva compiuto un atto insensato, stupido, vile. Non sapevo come la quistione sarebbe stata definita dai tedeschi anche nei miei riguardi. Poi, con gli istinti sanguinari dei nuovi eroi del bosco Martese, altri simili fatti si dovevano attendere. Quindi, se mi salvavo per quella volta, non mi sarei potuto in seguito più salvare. Comunque, in quel frangente, la mia vita si doveva ritenere attaccata ad un filo sottilissimo che da un momento all'altro, spezzandosi, mi poteva far precipitare nel baratro della notte, non più rischiarata dalla luce del giorno. Un senso di pietà m'invadeva, non per me, ché bello mi pareva morire per un fine che m'avvicinava ai martiri delle più pure umane idealità; ma pietà per la mia compagna che sarebbe rimasta sola, senza protezione, in uno dei momenti più difficili della terribile bufera. Un qualche mattino sarei uscito di casa, sereno come sempre, e non vi avrei fatto più ritorno. Per qualche altro atto sciagurato, dopo un giudizio sommario, i tedeschi m'avrebbero senza dubbio condotto dietro qualche muro, per l'ultima festa. A casa cosa sarebbe accaduto? Potevo pensarlo anche per ciò che poco dopo ebbe a succedere.


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Umberto