Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Romanzo storico)


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     Proprio in quel tempo signoreggiava su questa rocca una bruna fanciulla votata, come pareva, alla castità. S'aggirava per i boschi come Diana, armata d'archibugio.
     Non vi erano banditi, ma neppure allora mancavano predoni pericolosi e belve.
     Un mattino, mentre la nostra Lucina ascoltava, raccolta, le voci del bosco, s'avvedeva che non molto lontano due occhi sanguigni d'un lupo torvamente la fissavano. I lupi, come sapete, sbranano senza pietà. Non aveva con sé il cane, né il corno per invocare soccorso. Fuggire non era possibile."
     "Poveretta!", esclamò Cinzia,
     "E la poveretta non vedeva altro scampo che nel suo archibugio. Se colpiva era salva; se non colpiva addio la vita."
     "Oh Dio!", esclamò questa volta Barbara.
     "C'è davvero da rabbrividire. A un tratto, come se si svegliasse da un brutto sogno, si sdraiava, puntava, sparava. Quantunque la belva avesse sobbalzata non pareva colpita. La fanciulla per la salvezza correva verso un albero, ne tentava la salita. Il lupo, che la seguiva, vi giungeva quando non poteva più nuocere."

     "Meno male!", esclamarono con sollievo le ascoltatrici.
     "Vedeva poi dall'alto il lupo a terra; lo vedeva rialzarsi, cadere ancora, dibattersi, sussultare, dare i tratti. Finalmente lo vedeva disteso, immoto, per sempre.
     Non aveva fallito il colpo ed era salva.



     Altro giorno, nel suo gironzolare, trovandosi in fondo alla valle, guardava lo scorrere vorticoso tra i sassi dell'acqua. Stava sola e, come dice il poeta, senz'alcun sospetto quando s'accorse che due occhi erano su di lei, non di lupo questa volta. Ne rimase colpita. Dopo un po' di titubanza richiamò il cane e riprese la salita.


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Umberto