Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


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     Il più grave accadeva nella frazione di Caprafico. Soldati Tedeschi di passaggio, forse su indicazione di spie, spesso si presentavano nella casa di un certo Natale Di Carlantonio, che aveva fama di danaroso, appuntato della Guardia di Finanza, da molti anni in pensione, proprietario. Il poveretto, vecchio e di mal ferma salute, che stava godendo il frutto del suo lungo onesto lavoro, rimaneva molto turbato di quelle brigantesche visite. Pure, per evitare danni maggiori, faceva del suo meglio per soddisfare, anche se ingiuste, le loro richieste. Ne era, però, ormai stanco, tanto più che esse non accennavano a finire. Quando chiedevano cose che forse egli non poteva, o non voleva più dare, dopo vivace diverbio, l'agnello si mutava in lupo.
     La tragedia, in quel recinto di pace, si svolgeva con una rapidità, che forse neppure i protagonisti se ne erano potuti rendere conto. Malgrado i suoi ottantacinque anni, il Di Carlantonio, armato di fucile, che usava per la caccia, sparava. Sparava con lo spirito acceso di giusta ira, su quei rapinatori a mano armata, e ne uccideva uno, ne feriva un altro. Ma il coraggioso era a sua volta colpito, brutalmente ucciso. Era uccisa, innocente vittima, anche la vecchia moglie, che, trovandosi fuori, era accorsa alle detonazioni.

     Così finiva, a causa di un folle uso della forza, quel galantuomo, che aveva sempre dato, e nella vita militare e nella vita civile, prove sicure di amore al lavoro, di mite bontà, di esemplare rettitudine.
     Eroe? Senza dubbio, e come tale sarà nel tempo ricordato ed onorato.


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Umberto