Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


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     Il Nanni aveva ubbidito, nel favorire quegli ufficiali, senza conoscerli, ad un imperativo dell'indole sua e della sua razza.
     Ed altro dissi con ansia, in una forma molto persuasiva. Nel distendere la sentenza, quei giudici, che accusavano il Nanni di molte contraddizioni nel discolparsi, attenuavano la richiesta della pena, da quella di morte a quella di pochi anni di carcere, in seguito anche graziati.
     L'indulgenza era estesa ad altri imputati, che sedevano, per gli stessi motivi, sullo stesso banco del Nanni.
     Il Podestà di Caramanico non avrà, forse, mai saputo l'opera con tanto fervore svolta, a suo favore, dal Podestà di Teramo.

     In seguito a mia viva intercessione presso il Prefetto erano restituiti a libertà Ammazzalorso Amedeo, Camardella Alessio, De Cicco Italo, D'Amico Carmelo, De Fabritiis Pasquale, Di Marco Amilcare, Di Odoardo Pasquale, Ferri Umberto, Intellini Alessandro, Ioannoni Giuseppe, Lattanzio Nicola, Mattucci Tobia, Panbianco Cino, Pompa Alfredo, Romani Vincenzo, Trippetta Giuseppe, Zaccaria Alfredo e Zippilli Felice.

     Togliendoli dal carcere li toglievo anche dal campo di concentramento dell'alta Italia, nel quale, senza dubbio, sarebbero stati inviati, essendo sul loro conto, nell'ordine politico, per cui erano stati arrestati, molto gravi le accuse. Non tutti, forse, in quel periodo di diaboliche azioni, ne sarebbero tornati.
     Ottenevo pure, nonostante le gravi difficoltà, la scarcerazione, da parte della polizia tedesca, del veterinario dott. Gatti, detenuto anche lui per il reato di collaborazione con gli Anglo-Americani.


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Umberto