T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     Evidentemente in quel momento non si rammentava che i mezzi, senza gli uomini che li animassero, non potevano aver valore. E di uomini là ve ne erano pochi.
     Nella sera del cinque maggio, mentre cadeva una lenta pioggerella, il nemico apriva d'improvviso e concentrava su il settore di Milegrobe un vivo violento fuoco d'artiglieria, distruggendovi una intera compagnia.
     La mia Sezione, che era a suo sostegno, si salvava per trovarsi indietro di circa duecento metri. Poteva così sbarrare la strada al nemico, nel suo tentativo di penetrare nelle nostre linee.
     Il fatto doloroso doveva, senz'altro, scuotere e mettere in stato d'allarme; ma i nostri comandi non se ne preoccupavano ancora, né prestavano fede alle rivelazioni dei disertori, irredenti del Trentino e della Dalmazia.

     Gli austriaci stavano per scatenare una grande offensiva, che chiamavano punitiva.
     Non si poteva non trepidarne, considerando la situazione, davvero non lieta, in cui ci coglieva l'accorto nemico.
     Al periodo di preparazione, che si faceva, a mano a mano, sempre più evidente, non tardava a seguire il periodo risolutivo.
     In ogni nuovo giorno, nel mentre, con la rosea aurora, la natura si risvegliava fresca alla vita, riprendeva il nemico l'opera infernale di distruzione e di morte.
     Nella notte del diciotto, poiché gli austriaci erano riusciti ad avanzare sull'Altipiano di Tonezza, giungeva a noi l'ordine per un lieve ripiegamento.
     La Sezione mitraglieri da me comandata, aggregata in quei giorni alla brigata Ivrea, era ancora appostata presso la conca di Milegrobe. Nelle varie fasi era accorsa ove maggiore si manifestava il pericolo, lasciando ovunque, lungo l'aspra via, brandelli di carne viva.


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Umberto