T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     Le guardie, incaricate della vigilanza della costa, vi vivevano, nella malinconica solitudine, una vita di veri anacoreti. Vi erano però in vista molte isole, tra cui quella bruna e misteriosa di Montecristo, colma di strane leggende.
     Chi sa a quanti episodi d'amore e d'odio, di lirici canti e di tragedie sanguinose, doveva essere stato testimone silenzioso quel Castello, nella corsa dei secoli!
     Non molto lontano era il luogo del sacrificio di Pia dei Tolomei.
     Riprendevo il cammino. Dopo altro bosco ed altra boscaglia raggiungevo, nella pianura, Castiglione della Pescaia, piccolo borgo sperduto, come una bianca isoletta, in quella estesa desolazione.
     E stagni si vedevano ancora qua e là, uccelli acquatici, canali, alghe, viluppi di vipere, ranocchi e zanzare senza numero. Non mancavano, di tratto in tratto, nei brevi spazi di terreno coltivato, non case ma casupole, ma capanne, sulla soglia delle quali appariva, a destare non gioia ma pietà, la maremmana fanciulla.

     Anche là, con i diritti del cuore, fioriva amore. In una di quelle capanne, come nella romantica fantasia, un appuntato intesseva, con una di quelle palustri bellezze, il dolce idillio.
     Come quel graduato si trovava là? Passai oltre senza indagare. Certi sentimenti, nella loro santità e maestà, non debbono essere turbati.
     Quell'appuntato, come seppi dopo, non stava là per inganno, ma per trarre dai miasmi quel fiore che vi era caduto.
     Intanto la "Grande Proletaria", come cantava il poeta, si muoveva. Dopo la sconfitta di Adua, dovuta senza dubbio ad intrighi, a mancanza di discernimento, da parte dei capi civili e militari, pareva che ogni altra idea di conquista, nelle competizioni internazionali e nelle necessità nazionali, fosse caduta per sempre.


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Umberto