T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     Sapevo che in tutti questi frangenti, che avevano condotta la casa al disfacimento, erano state fatte spese, non tutte soddisfatte, nessuna ombra, di nessuna specie, si doveva proiettare su noi, sulla memoria della buona mamma. Ne scrissi ad Antonio che, in verità, aderiva, senza ritardo, ad una mia proposta. Di conseguenza, un bel giorno, tutt'e due, ci ritrovammo a Giffoni, dove, tra la generale meraviglia, aprimmo banco. A tutti coloro che si presentavano, vantando un qualche credito, pagavamo quanto chiedevano, senza discutere.
     Crediti, in verità, ben modesti, forse dimenticati. Il loro pagamento concorreva ad aumentare, in nostro favore, la pubblica stima.


     Dopo anch'io riprendevo la mia strada, con nuova lena. Nell'anno che seguiva, sostenendone gli esami, ero promosso al grado superiore, sempre, però, nell'ordine dei sottufficiali, e destinato a Cagliari, nella bella città dell'isola silenziosa.

     Anche qui ero chiamato a disimpegnare le funzioni di scrivano, quale capo ufficio, presso il comando più elevato. Trovandomi, quindi, ancora a diretto contatto con ufficiali superiori, avevo modo di mettere meglio in evidenza le mie qualità.
     La strada da percorrere si presentava al mio cammino più agevole. Non trascuravo, ad ogni modo, lo studio, che stava sempre a base della progettata edificazione. Frequentavo, pure a Cagliari, come a Firenze, i circoli di cultura, le scuole di lingua, le aule universitarie.
     Vita di lavoro, di privazioni, di sacrifici, dovendo togliere le ore di studio alle ore di riposo, anche notturno.


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Umberto