T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     Povera madre! Mi pare di vederla là, curvata su quel letto bianco a vegliare quel caro pegno d'amore. Appariva, immobile e gemente, simile all'angelo del dolore, accanto alla tomba.
     Da quel giorno la sua angoscia, muta e profonda, lentamente la conduceva al sepolcro.
     La sua vita, che fu di sacrificio, sia oggi di esempio a quanti la conobbero, che in essa ammirarono virtù non comuni.
     Non vana ambizione, ma il grande affetto, che sempre nutrii per te, m'ha oggi indotto a porgerti l'ultimo saluto, che precede la partenza, che non ha ritorno. E lassù, nel soggiorno dei giusti, prega, o anima benedetta, per i tuoi figlie delle lontane Americhe, ignari, forse, dell'immane sventura, da cui sono stati colpiti; prega ancora per gli altri figli, e per le altre figlie, che costituirono sempre, per le loro virtù, il tuo orgoglio.

     E voi, Signori, perdonate le mie povere poche parole, uscite spontanee dal mio animo, in omaggio della cara estinta, la cui santa vita le meritarono quaggiù l'amore dei mortali, ed oggi, che vi è ascesa, il sorriso dei cieli."
     Così diceva la gentile Raffaella Doria, mettendo in luce, sia pure affrettatamente, talune delle virtù, che pregiavano la sua amica, in quei funerali che furono, per concorso spontaneo di popolo, una grandiosa manifestazione di affettuoso rispetto, di venerazione, per la santa scomparsa.
     Il fondo della valle era stato in tal modo toccato, come aveva detto la mamma. Occorreva ora, come il più sacro dei doveri, a qualunque costo, a prezzo di qualunque sacrificio, risalire la faticosa erta.


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Umberto