T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     Vi tornava dopo molti anni, nella patria già redenta, con una propria famiglia, con otto floridi figli.
     Quanti eventi in tutti quegli anni, e nella sua casa e nella sua vita! E proprio in quel tempo l'Italia, dopo di essersi con le armi rivendicata la libertà, secondo il sogno degli avi, con ardito volo, si era andata a posare sulle sponde dell'infuocata Massaua, per proseguire, successivamente, verso il misterioso interno continente nero. Volo ardito, ma necessario al suo prestigio ed alla sua esistenza, sollecitato dalla sua missione civilizzatrice.
     Non aveva trovato, nel tornare a Tempera, nessun progresso. Le stesse case, le stesse strade, la stessa chiesa, nella parte alta. Tutto come allora, e il forno sulla strada rivierasca, e il caffè a "Piedi la terra", un tempo ritrovo di congiurati.

     Un qualche mutamento trovava negli abitanti, ché i bambini erano divenuti adulti, i giovani vecchi, i vecchi sostituiti, nel corso inesorabile del tempo, da altri bambini.
     Uguale il paesaggio, con i suoi colli alberati, con i valloncelli coperti di ginestre; uguale il fiume, con le sue alghe, i suoi salici, il suo mormorio ed il suo corso tranquillo verso il mare.
     Noi, che nulla di tutto ciò potevamo sapere, correvamo, festosi, tra la curiosità dei coetanei, a renderci conto del villaggio di nuova dimora, percorrendolo in ogni senso, sostando sulle rive del Vera che lambiva quasi le case. Passando dinanzi alle abitazioni ci si offrivano, con modi cortesi, noci, mandorle, mele.
     I genitori, sistemati in quella stessa casa, abitata già dalla nonna Doralice Strina, ricevevano le visite delle famiglie già amiche degli avi, quali erano quelle dei Morelli, dei Bonanni, dei Vicentini e di tante altre.


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Umberto