T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     I genitori spesso si recavano a visitare i molti parenti, della famiglia Strina e della famiglia Vicentini, che avevamo all'Aquila. La buona mamma, per la bella presenza e per i tratti aristocratici, trovava, presso di essi, festosa accoglienza.
     Dei fratelli della nonna Doralice Strina, l'ingegnere Isidoro, che nel 1852 era stato relegato ad Ischia per ragioni politiche, aveva sei figli. I tre maschi, ingegneri anch'essi, erano saliti in fama nella costruzione della ferrovia Sulmona-Roma, specialmente per la galleria scavata, con grandi difficoltà, nel massiccio monte Bove. Il religioso, nell'ordine dei francescani, era padre provinciale ad Ascoli Piceno.
     La sorella Febronia, vedova di Ascanio Vicentini, altro ardente patriota, dalle pronte risoluzioni, viveva in una corona di ben nove figli, tutti studiosi ed aristocraticamente belli.

     Ma più spesso i genitori ci conducevano a visitare le vicine storiche contrade. Ci conducevano a Coppito, a San Sisto, su i ruderi dell'antico teatro di Amiternum, patria di Sallustio, capitale di quel grande popolo sabino, che tanta gloriosa parte aveva avuto nella formazione dell'impero di Roma.
     Andavamo pure al convento di San Giuliano, per ammirarvi il bel bosco, il magnifico paesaggio, i cimeli e le opere che il convento conservava.
     Dopo qualche tempo, per altre necessità, la famiglia tutta, partiva per Tempera.



     SULLE RIVE DEL VERA

     Il babbo tornava, quindi, a Tempera, dove era nato, da dove era partito con i suoi, fuggitivi per ragioni politiche, bambino.


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Umberto