T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


Pagina 2
1-10- 20-30- 40-50- 60-70- 80-90- 100-110- 120-130- 140-150- 160-170

[Indice]

     Questo so, o madre, e ricordo le veglie nella casa di Rocciano, giù nel basso, su la strada bianca, quando, nel silenzio della notte, al ticchettare dei ferri del tuo lavoro, s'aggiungeva la voce che saliva, quasi solenne, dalle acque del Tordino, che, nella valle nera, correvano, in perenne corsa, verso il mare. Quelle notti di veglie, in cui, accanto al focolare, mentre fuori infuriava la bufera, tu mi raccontavi, con vive colorite immagini, le favole udite laggiù, nel paese degli aranci, nella casa baronale e ducale dei Marotta, nella tua fanciullezza. Quelle favole di streghe e d'orchi, di malefici spiriti e di burloni fantasmi, che mi facevano guardare, intimorito, nelle ombre delle vicine stanze, verso la porta e le finestre, contro le quali batteva spesso violento il vento. Ma favole anche di prodi re e di amabili regine, di fate gentili e di romantiche bionde castellane, di generosi cavalieri, scudo dei deboli, e di miti trovatori, mesti cantori d'amore. Favole che elevavano anche, nel racconto delle gesta prodigiose degli eroici paladini, a generosi, forti proponimenti.

     I ricordi crescono, col crescere degli anni. Crescono in quell'odissea, che costituiva il poema di luci e d'ombre, di riso e di pianto, della nostra famiglia.
     Luci come quelle che splendevano sulla nostra casa, nel territorio dei Sabini, a Vitoia, vicino a quel piccolo lago, popolato di anitre e di cigni, che pareva fatto per i sogni; che splendevano a Tempera, sulle rive verdi del limpido Vera, culla quasi del ramo abruzzese degli Adamoli; che splendevano a Teramo, lassù, verso la montagna, nella solitaria ombrosa vallata del Tordino.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto