Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Dramma in quattro atti)


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     CENTIOLO Come fu per vostro nonno, Marco Sciarra, il nome del quale vive, come una perenne fiamma, in queste valli.

     SANTUCCIO - Non nonno, ma bisnonno. Uomini rari, ragazzi, che sanno contemperare, a seconda dei casi, la ferocia dei lupi con la dolcezza delle colombe. Uomini che lasciano, dove passano, tracce di sangue, si, ma anche tracce di luminosa poesia.

     MASSIO - (altro dei giovani) Perché non ci raccontate qualche altro episodio della sua vita?

     SANTUCCIO - (mentre i giovani si mettono a sedere) Vi voglio riassumere, una volta per sempre, i punti più notevoli della sua vita. Altre bande vi erano anche allora in Abruzzo, ma la banda del bisnonno era la più forte, la più temuta. Accorreva ovunque vi fosse una prepotenza da rintuzzare, una soverchieria da eliminare, una giusta ragione da sostenere. Una volta ebbe a gettare a Roma, quando comparve alle sue porte, per una giusta rappresaglia, molto panico. Uscirono, spavaldamente, per affrontarlo, i più famosi capitani, che furono senz'altro sconfitti. Pago di tale vittoria e per rispetto al Pontefice non proseguì, il bisnonno, nell'azione.


     GIOVANI - Molto generoso.

     SANTUCCIO - Più che bandito, questo mio antenato potrebbe paragonarsi ad uno di quei tanti capitani di ventura, che riempiono di sé, per atti nobili, la storia del loro tempo. Poté talvolta, per necessità, eccedere nelle azioni e nelle reazioni, ma, da vero cavaliere antico, rispettò e fece rispettare la religione, la donna, i vinti.
     La sua fama, per le sue gesta, s'allargò a tal punto che Alfonso Piccolomini, duca di Monte Marciano, con le sue bande ribelle al granduca di Toscana, ne chiese l'alleanza. In seguito, dopo altre scorrerie e altri gloriosi episodi, corse il bisnonno in soccorso di Venezia, minacciata dalle orde barbariche slave. E i lupi del Martese, sconfiggendo i famosi uscocchi sui monti della Croazia, concorreva a salvare il leone di San Marco.


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Umberto