PRESIDE - E lo so, lo so, e lo dicevo poc'anzi al mio Segretario. Ma ho ora un piano diverso e molto efficace. 
 
     COMANDANTE - Sarebbe? 
 
     PRESIDE - Distruggere tutto quanto appartiene ai banditi: incendiare le loro case, sconvolgere le loro campagne, arrestare gli amici, deportare i parenti, impiccare i favoreggiatori. 
 
     COMANDANTE - Permettete, Preside, che vi dia un abbraccio. E' la prima volta che odo una parola di forza e di conforto. Con i pietismi nulla si ottiene. Dopo? 
 
     PRESIDE - Dopo porteremo tutte le nostre artiglierie contro Poggio Umbricchio, covo formidabile, dove si trovano rifugiate le famiglie dei capi. A Poggio Umbricchio inalzeremo la bandiera della vittoria. 
 
     COMANDANTE - E ricorreremo alla brevitā di Cesare per darne l'annuncio a Napoli. Che festa! Che festa! 
 
 
     PRESIDE - Anche qui in Teramo faremo festa. Il popolo, nella liberazione, sarā con noi. 
 
     COMANDANTE - Del popolo, Preside, non c'č da mai fidarsi. Potrā si far festa, sulla nostra vittoria; vi potranno esaltare, acclamare per vostri atti di clemenza e di umanitā. Ma poco poco che la fortuna vi volgesse le spalle, vi potrebbero, con la stessa facilitā, impiccare. La storia č piena di questi esempi. 
 
     PRESIDE - Ma lasciamo andare il popolo nella sua volubilitā. Pensiamo a quel che dobbiamo fare per poi tornare, nella vittoria, nella nostra bella Spagna, in seno alle nostre famiglie. 
 
     (S'ode d'improvviso un rintocco di campane) 
 
     Campane a martello? 
 
     COMANDANTE - Maledetti! Osano ancora di avvicinarsi alla cittā? Sono senza dubbio i banditi di Santuccio di Froscia. 
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