Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Dramma in quattro atti)


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     SEGRETARIO - Nulla, nulla. Domani è festa nella parrocchia della Madonna del Carmine.

     (Nel mentre il Vicario eleva le braccia e gli occhi al cielo e lo scampanio delle campane continua si chiude il)

     SIPARIO



     ATTO SECONDO

     Nell'alta vallata Castellana, nelle vicinanze del Bosco Martese, in una casa rustica. In mezzo ad un vano ampio un tavolo, sul quale sono oggetti vari ed un qualche organino ed una qualche chitarra. Armi del tempo. Archibugi e pugnali, sono appesi alle pareti. Un gruppo di giovani cantano al suono d'un organino e d'una chitarra e ballano il saltarello abruzzese. Dopo non molto entra, di ritorno da una esplorazione, accompagnato da altro giovane, Santuccio di Froscia, di circa trent'anni.


     SANTUCCIO - (depositando l'archibugio) Bravi ragazzi. Così va bene. La giovinezza, come la primavera, deve cantare. Quando si canta si sente che bella è la vita e bella è la promessa della giovinezza.


     GIOVANI - (sospendendo il suono ed il canto) Evviva Santuccio.

     SANTUCCIO - Evviva i giovani, conforto della nostra montagna, anima della nostra resistenza.

     GIOVANI - Ai vostri ordini, per la vita e per la morte.

     SANTUCCIO - Per oggi e per domani. Con voi si può tutto osare e tutti oseremo per conservare, nella libertà, le nostre tradizioni, le nostre leggi, i nostri diritti.

     CENTIOLO (uno dei giovani) Sempre con voi, pronti a ripetere quelle gesta che ci resero felici nel vedere precipitare giù per i burroni i... prodi soldati di Spagna. Perché tanta festa sulla fuga del nemico?

     SANTUCCIO - Perché, miei giovani, nella forza del valore un popolo acquista, come fu per i romani, i diritti alla vita, alla grandezza, alla gloria. E ciò che è per un popolo è anche per un uomo.


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Umberto