Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


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     Saliva anche terribile, da quelle macerie arroventate, per i tristi assassini, la maledizione dei colpiti. La voce degli innocenti, prima o poi, troverą ascolto nella divinitą della giustizia!


     La tedesca rabbia!

     A Teramo, sino a quel momento, non vi erano stati Tedeschi. Quando si diffondeva la voce, che provocava molto panico, che una colonna, proveniente dall'Aquila, vi si avvicinava, nascevano, tra le autoritą responsabili, molte discussioni. I pareri non erano concordi su la condotta da tenere nei suoi confronti. Anzi, si produceva a tal riguardo, tra il Comandante del Presidio, colonnello Leopoldo Scarienzi, ed il capitano dei carabinieri Ettore Bianco, un vivace diverbio, dal quale si rilevava, con dolore, il rallentamento di quello spirito di disciplina, che era stato, nel passato, vanto dell'esercito italiano. Ma forte dell'autoritą, che gli derivava dal proprio grado, le disposizioni del colonnello, che concordavano con quelle impartite dal governo, avevano il sopravvento. Di conseguenza, quando la colonna, costituita da pochi autocarri e da pochi soldati, giungeva, si lasciava passare indisturbata.

     Una tale determinazione non soddisfaceva l'ardente capitano, che mosso, evidentemente, da giovanile impulso, aveva ancora per il superiore vivaci parole; nč soddisfaceva i pił accesi antitedeschi, che, se non proprio la distruzione, volevano di quella colonna certo la cattura. Poichč s'annunziavano altri arrivi, i dissidenti, tra cui alcuni ufficiali, per poter agire liberamente, deliberavano, in un consiglio, di costituirsi in bande, per iniziare dalla montagna la ribellione e la resistenza armata.


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Umberto