Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


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     Sistemata convenientemente la bella cittą del molesto cantore, a mano a mano si sarebbe provveduto, con l'ausilio dei Sassoni consanguinei, che operavano nel basso, alla sistemazione della infiorata Francavilla, luogo natio del moderno mago del pennello; della musicale Ortona, da dove usciva colui, che poteva allietare, con la elegante giovialitą, con le dolci melodie, gli ottusi abitatori della pesante cittą delle nebbie, ma non intenerirne, umanizzarne l'animo impietrito. Non sarebbero state risparmiate, successivamente, la industriosa Lanciano, la mite Orsogna ed altre consorelle della terra dei Marrucini.
     In uno di quei giorni, quindi, mentre i cittadini della movimentata Pescara erano raccolti fiduciosi, dopo il lavoro, per il pranzo, nelle proprie case, gli alberghi e i ristoranti rigurgitavano di avventori, dal mare, nuovamente amarissimo, giungevano inaspettati, a fitti stormi, gli spietati messi di morte. E la festa s'iniziava e sotto la pioggia, non di fiori, ma di micidiali ordigni, cadevano case, alberghi, chiese; cadevano vecchi e giovani, donne e bambini.

     Non cadevano opere militari, che soltanto avrebbero dovuto costituire gli obiettivi degli attacchi, poichč non ve ne erano; non cadevano Tedeschi, poichč ne erano lontani.
     La bella cittą marinara, fervida di giovinezza, forte di propositi, avida di lavoro e di progresso, non appariva, dopo la pioggia maledetta, che un cumulo di fumanti macerie, dalle quali salivano, con le fiamme distruttrici, rantoli, invocazioni, grida strazianti dei sepolti.


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Umberto