T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     Non mancavano nobili, tra cui il figlio d'un principe decaduto di Calabria. E vi erano timidi e vi erano millantatori di ogni specie.
     L'Italia, in quel reparto, era rappresentata in ogni regione, in ogni ordine di cittadini, unificati, però, nella divisa che indossavano. Il figlio del principe di Calabria, era uguale, nel più perfetto moderno concetto sociale, al figlio del pastore della Gallura.
     Alla fine del mese, ciò che costituiva un particolare avvenimento, mi si dava in danaro, come paga, la somma di lire quindici.
     Quindici lire! Rappresentavo, dunque, qualche cosa nella vita.
     Spedii quel danaro, colmo di felicità, con la forza d'una promessa e d'una fede, alla buona mamma. Suo doveva essere, come affettuoso omaggio, il primo gruzzoletto, tratto dal mio lavoro.

     Ne ricevetti non tanto per il valore, quanto per il sentimento, con altre buone parole, nuove benedizioni.



     IL BIMBO DI ORIA

     Dopo quattro mesi d'allievo, superato gli esami, essendovi bisogno di militari al confine, partii da Maddaloni diretto ad Oria, sul lago di Lugano. Dopo il mare, dopo la terra, attraversai per giungervi anche il lago di Como, dal quale il nonno, tanti anni prima, era partito profugo, senza farvi più ritorno. Provai una forte emozione nel vederne le acque tranquille, ove si specchiavano i villaggi, le solitarie ville, circondate da giardini e da parchi estesi; nel vedere laggiù, più lontano, tra una leggera azzurrognola nebbia, la Bellano degli Adamoli.
     Durante il viaggio si ripeteva, per il mio aspetto infantile, ciò che era avvenuto a Maddaloni. Tutti s'interessavano di me. Molti ritenevano che io appartenessi a qualche collegio.


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Umberto