T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     Ma di lą da queste ed altre affermazioni, la Campania felice, in questa adunata, mostrava il largo spirito d'iniziativa, la capacitą di ricchezza, i prodotti della sua terra feconda.
     Vi erano stati aperti, per l'occasione, molte cantine, molti ristoranti, adorni di verde, con esposizione di vino e di ghiotte vivande, ove, gli intervenuti alla fiera, andavano a festeggiare i guadagni pił o meno onesti.
     Vi andammo, punti dall'appetito ed attratti dal buon odore, a cena anche noi. Scelto un posto, in fondo alla sala da pranzo d'uno di quei ristoranti, ordinammo un gustoso spezzatino, melanzane alla parmigiana ed un bel fiasco di vino, di quello duro pugliese ed altro.
     Nella sala, dinanzi ai piatti e alle bottiglie, che si vuotavano speditamente, regnava la pił schietta allegria. I commensali avevano, quasi tutti, visi rubicondi, spalle ben quadrate, mani ruvide, modi grossolani.

     Erano, evidentemente, uomini che passavano di mercato in mercato, di fiera in fiera, acquistando, vendendo, imbrogliando, facendo ottimi affari.
     Parlavano chiassosamente, senza riguardi per nessuno. Anche le donne, ornate di collane, di orecchini, di ciondoli d'oro, vi erano largamente rappresentate.
     Completavano il quadro rusticano i molti suonatori ambulanti, che si susseguivano ad allegrare il gią allegro ritrovo.
     Nella comune baldoria anche noi, una volta tanto, mangiavamo e bevevamo, allegramente.
     Io trovavo quel vino gustoso e bevevo. Ragazzo com'ero, non abituato alle smoderatezze, non tardavano i fumi alcoolici a salire alla testa. Con quei fumi incominciavo a vedere le cose annebbiate e doppie. I lumi s'accendevano, intanto, l'animo s'inteneriva.


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Umberto