Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Dramma in quattro atti)


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     VICARIO - Non vorrei, anche come italiano, che io fossi deluso nelle mie buone intenzioni.

     PIERSECCHI - E se ciò avvenisse?

     VICARIO - La legge avrebbe, sia pure con mio rammarico, il suo regolare corso.

     PIERSECCHI - Complimenti. Non vi è stato ancora conferito il Toson d'Oro?

     VICARIO - Che intendete dire?

     PIERSECCHI - Nulla. Domanda senza malizia. So che la Spagna premia bene gli zelanti servitori.

     VICARIO - E punisce i ribelli. Non è vero?

     PIERSECCHI - Non sono ribelli, signor Vicario, coloro che difendono, con l'onore, la libertà e la propria casa.

     GLI ALTRI - (che hanno fatto sempre segni d'approvazione) Così la intendiamo tutti, signor Vicario.

     VICARIO - Va bene, va bene. Non ci possiamo ancora intendere. Speriamo di rivederci presto, con altro spirito, per altre conclusioni.


     (Gli intervenuti si ritengono licenziati, salutano con un inchino e se ne vanno.)



     SCENA TERZA

     VICARIO - (rivolto al segretario, turbato) Che ne dite di questi signori dalle eminenti qualità?

     SEGRETARIO - Da mandare tutti alla forca.

     VICARIO - E quel Piersecchi o Piedisecchi, così caparbio ed insolente, che è?

     SEGRETARIO - Un povero esaltato, amico dei banditi.

     VICARIO - Si capiva. Che fa?

     SEGRETARIO -(che si dimostra bene informato) Gira, parla, complotta. Spesso in casa sua, fuori della città, di là del Vezzola, avvengono riunioni misteriose. Un po' di darsena, se non di forca, non gli farebbe male.

     VICARIO - Ci penseremo, ci penseremo. Non si potrebbe, intanto, cercare di parlare con i banditi?

     SEGRETARIO - Difficile. Tempo fa volevano venire a Teramo...


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Umberto