Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


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     Molte adesioni erano determinate, evidentemente, da sincero generoso impulso; ma altre, pił che da ragioni ideologiche, o convinzioni politiche, da calcoli di pratica opportunitą. Le insegne del littorio, che si intendevano rialzare, sia pure con molto rischio personale, potevano, ad ogni modo, concorrere a placare, come in veritą placavano, e bisogna tenerne conto nella valutazione, la rabbia tedesca, sempre pronta a compiere, specialmente in quel primo momento, atti di sanguinosa violenza.
     Poichč a Roma pareva che non si mantenessero gli impegni, consacrati nel nuovo patto, che dovevano condurre verso pił libere democratiche istituzioni, non tardava a prodursi, tra gli inscritti, molto malcontento, manifestato pure nelle libere discussioni. Di conseguenza, lo stesso Morricone, offeso nella sua sensibilitą e nella sua buona fede, indiceva una assemblea straordinaria, senza chiedere al Prefetto, divenuto, nel frattempo, capo anche politico della provincia, alcuna autorizzazione. Pronunciava, contro il nuovo inganno, una coraggiosa aspra requisitoria, approvata unanimamente dai presenti.

     Da quel momento la Federazione repubblicana di Teramo si doveva ritenere virtualmente sciolta. Il tentativo del prefetto Ippoliti di tenerla, per ragioni soprattutto politiche, ancora in vita, con la nomina di altro commissario, nella persona di Ansaldo Anselmi, credo che non riuscisse. Vi potevano essere ancora i quadri, costituiti dai pił fedeli, ma pochi i gregari.
     Dagli stessi fascisti non si riteneva, generalmente, di fomentare nuove discordie e nuovi odi, quando pił grandi divenivano le sventure della patria. Anzi in qualcuno non era mancata l'idea di giungere ad un accordo con gli stessi partigiani, per concretare, con spirito italiano, un'azione comune contro tutti gli stranieri, che sconquassavano, bagnavano di sangue le nostre belle contrade.


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Umberto