Federico Adamoli
CRONACA DI UN RAMAIO TERAMANO


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     Quando la malattia di Gelasio si rivela un ostacolo insormontabile per la prosecuzione del lavoro in rameria, il commerciante tenta di delineare nuove strategie di vendita, indirizzandosi anche verso gli articoli di ferramenta (23); vengono quindi avviati alcuni contatti con diversi fornitori allo scopo di pianificare nuovi assortimenti.
     Il copialettere si chiude con alcune lettere che lasciano presagire l'imminente abbandono della rameria da parte dei fratelli Adamoli, a significare quasi l’epilogo di una trama racchiusa nelle pagine di questo registro commerciale. Nella lettera indirizzata nel febbraio 1892 al fornitore piemontese Bernardo Magnino, il negoziante teramano scrive che «si è ammalato mio fratello maestro della fonderia, e non puole più lavorare. Ora che ho acquistato 30 quintali di rame ho la fonderia chiusa per mancanza del maestro, e perciò io lo scrisse anche a voi se potevi provvedermelo e nulla mi sei risposto». La lettera che chiude il copialettere è diretta al maestro fonditore Bartolomeo Ghizzone di Benzio, al quale vengono richieste le condizioni per trasferirsi a lavorare in Abruzzo: «Attendo una pronta risposta per sapere se ci vieni o no e anche per la condizione. Non'aldro che salutarvi» (24).

(23) Nell’annuncio di morte pubblicato sul Corriere Abruzzese del 14 giugno 1893 Giovanni Adamoli viene qualificato come “negoziante in rameria e ferrareccia lavorata”.

(24) Al di là della circostanza che l’affitto della rameria viene risolto a causa della malattia di Gelasio, è ipotizzabile anche che la gestione degli Adamoli a Villa Tordinia si sarebbe comunque conclusa alla scadenza dello stesso contratto, prevista per l'agosto 1893. Già in un cartolino inviato nel giugno 1891 a Bernardo Magnino, viene infatti scritto che il tempo restante per «compire l'affitto della fonderia è di aldri due anni e due mesi quando poi mi avrà scaduto questo tempo se non ricomincia l'affitto, seguiterò a servirmi da voi col rame tornito e rifaremo quel contratto che avevamo una volda». Al Magnino viene chiesta la rappresentanza esclusiva per il teramano: «vorrei essere solo depositario e rappresentante della sola provincia nostra, cioè di Teramo, a patti chiari e legali, di non mandare roba a nessuni entro questa provincia». A rafforzare l'ipotesi di un abbandono della gestione della fonderia viene riferito nel precedente anno 1891 a Domenico Alfonsi che «quando poi avrò terminato l'affitto di questa fabrica è certo che faremo moldi affari».


Corrispondenza tratta dal copialettere (*)

     Teramo, 16 aprile 1890
     Sig.re Giuseppe Scianatico
     Bari

     Accuso ricezione della vostra cartolina del 12 aprile corr. mese, ma non posso dire la stessa cosa del rame vecchio che colla stessa cartolina prometteste mi avreste rimesso nel lunedì successivo e già nel 7 corr. io ho voluto attendere anche un altro lunedì e cioè a tutto ieri non ho avuto nè roba nè vostro avviso.

(*) La trascrizione integrale del registro copialettere è pubblicata all'indirizzo Internet: www.adamoli.org/lavoro/cronaca/copialettere.html


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