Federico Adamoli
CRONACA DI UN RAMAIO TERAMANO


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     Dal registro si apprende delle vacanze estive della famiglia Spinozzi, proprietaria della rameria di Villa Tordinia: Giovanni Adamoli scrivendo nell'agosto 1891 a Luigi Mazzitti di Giulianova gli sollecita una cortesia per il fratello Gelasio, il quale deve mandare il figlio ai bagni giuliesi, dove si trova a trascorrere un periodo di villeggiatura anche la cognata del commerciante Carolina Marotta (moglie di Gelasio): «Vi prego farmi un favore: costà ce alli bagni la famiglia Spinozzi i padroni della Ramiera, e stanno proprio sotto la fontana che da Giulia si va alla stazzione nel terreno di D. Vincenzo Sabatino di Mosciano nella voldata che fa la via rotabile. Voi sapete dove stanno ai bagni mia cognata. Gli farai sapere che dimani sera giorno 12 del corrente andrà la carozza a riprenderli percui che si facciano trovare pronti. Se la roba non glie la potessi riportare tutta il carrozziero che la dasse a qualche carretti di costì. Se li servono i denari per pagare la casa fatemi il favore di darceli che poi li conteggiamo».

     Oltre agli eventi di spicciola quotidianità, nel copialettere sono descritti in particolare alcuni eventi di carattere privato, che sono destinati a ripercuotersi sulla società: a metà del novembre 1890 muore la moglie di Giovanni, Annunziata Di Marco: «la terribile disgrazia successomi mi ha portato un forte dissesto. Otto giorni non si è parlato più di lavoro ne qui ne alla Ramiera». Il commerciante è costretto a giustificare ai clienti i ritardi nella consegna delle ordinazioni, a causa della «sventura che ho dovuto attraversare, trovandomi in casa come eremita senza nessuni». Quello non fu un anno fortunato per il ramaio, che parla delle diverse sventure «avuto nel corso dell'anno 1890. Poi mancava quest'uldima per finirmi a deteriorare il cuore». Giovanni si sfoga anche con il cugino Fortunato: «non posso dire che mi trovo perfettamente bene ma da una parte posso ringraziare Dio, che dopo tante mie sventure mi ritrovo così. Il continuo dolore della perdita della mia cara compagna mia ridotto pelle ed ossa, e la testa poi mi soffre moldo. Ritrovandomi solo senza donna in mia casa con tanti operai che ho al mio laboratorio e fonderia. Dunque figuratevi un po’ come posso stare».


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Federico Adamoli