Federico Adamoli
CRONACA DI UN RAMAIO TERAMANO


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     Se il 1890 è finito male, l'anno successivo non si presenta nel migliore dei modi per la malattia del suocero di Giovanni, che procura disagi in negozio: «[è] quattro giorni che sta moribondo il padre della defunda mia moglie: considerato che debbo chiudere il negozio ora o momenti perché sono solo in famiglia».
     Ad alcuni mesi dal lutto che ha colpito il ramaio teramano si viene a conoscenza di alcune trattative di matrimonio in corso per Altobrando, altro dei fratelli Adamoli che collabora con l’attività dei due ramai, svolgendo una sorta di commercio ambulante. Nel luglio 1891 Giovanni, scrivendo ad Angelomarino Corneli di Silvi, lo prega di «partecipare per parte mia e di mio fratello alla famiglia Di Febo tutte le nostre scuse, per la tardanza di non fargli sapere prima di questo tempo, la risoluzione di quando stiamo in trattativa. Nell'istesso tempo dirai a Francesco Di Febo che la nostra idea è di tirare avanti la cosa se il distino vuole. E perciò è necessario che venga lui con aldri di sua famiglia per discutere ed a restarsi di accordo sul da farsi» (cioè concordare il matrimonio tra Altobrando ed Ambrosina Di Febo, vedova di Silvi senza figli). Giovanni qualche giorno dopo fa sapere allo stesso Francesco Di Febo: «ho già cavato la fede di nascita di mio fratello, giusto per sollecitare di ciò [che] dobbiamo risolvere. Mio fratello verrà costà per domenica prossima giorno due agosto e potrebero dare la prima promessa in parte civile, e nell'istesso tempo si resterà d'accordo per la seconda promessa».


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Federico Adamoli