Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Per me, lasciandomi dietro Alessandria, mi sentivo beato d'incominciare la campagna colla viva immagine nel pensiero e nell'animo della madre; adorata, sotto l'auspicio del suo santo abbraccio; e libero di cure, ardente di speranze, esuberante di forze, mi lanciavo in quelle nuove vie della vita, disposto a sfidare l'universo.


     CAPITOLO II
     SAN MARTINO
     (1859)

     Non valse a intiepidire il nostro entusiasmo la sequela di piccoli guai, in cui ci trovammo impigliati al muovere dei primi passi fuori del nido, cagionati, mi duole il dirlo, dalla imprevidenza del comando della brigata; il quale, per effetto dell'autonomia concessa nell'antico Piemonte alle brigate che si reclutavano col sistema territoriale, aveva creduto impartirci un'istruzione teorica, severa, e coscienziosa ma non abbastanza accompagnata dalla necessaria, applicazione pratica. Ben di rado, e sempre limitatamente, ci aveva portati fuori per esercitarci alle marce, alle fazioni, agli attendamenti, né mai aveva quindi potuto verificare, se agli accessori occorrenti alle operazioni campali bisognassero modificazioni od aggiunte. Pareva che la guerra si dovesse condurre entro le mura della fortezza.

     Quando pertanto fummo sbalestrati a un tratto in rasa campagna, non solo ci mancava l'esperienza, ma saltaron fuori difetti e inconvenienti, non gravi, ma non facilmente riparabili lontano dai laboratori, e causa nei primi giorni di non piccola molestia.
     I giovani militari del dì d'oggi stenteranno per esempio a credere, che poche dozzine di picchetti e di sostegni dovessero bastare all'intero reggimento per imparare il modo di rizzar le tende credendosi inutile di fornirle singolarmente a tutti i soldati, perché si diceva che ognuno potesse e dovesse provvedersene a piacere dagli alberi del terreno, in mezzo a cui si sarebbe impiantato il campo. In conseguenza di ciò il reggimento, giunto alla tappa, si sparpagliava per correre a devastare boschi e vigneti, litigando e battagliando per ogni ramo, per ogni palo; finchè, prima o poi, la necessità non obbligava ciascuno a prepararsi il proprio bastone, e a portalo alla meglio. La provvidenza, dal canto suo, pensò di ammonirci per tempo ad affrettare una così fatta precauzione, inviandoci a Lù presso Alessandria, la bella prima notte, un violento uragano che mandò per aria le tende improvvisate, e convertì il campo, piantato su colline coltivate, in un vero lago di fango, nel quale i granatieri impiegarono la mattinata seguente a pescare armi ed arredi.


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Umberto