Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


Pagina 22
1-20- 40-60- 80-100- 120-140- 160-180- 200-220- 240-255

[Indice]

     Quando mia madre, verso la quale gli ufficiali del reggimento usavano ogni deferenza, raccontò al maggiore Santa Rosa del nostro rammarico perché gli austriaci non progredivano, avendo egli risposto: “dica a suo figlio che andremo noi a cercarli e che fra quindici giorni saremo in Lombardia”, bastò questa frase per rianimare i nostri spiriti depressi.
     E finalmente arrivò, anche per noi il dì sospirato della partenza: e fu il 1° maggio, alle 3 pomeridiane, dopo l'arrivo in Alessandria dei furieri francesi per preparare gli alloggi alle truppe. Come Dio volle, anche i granatieri allacciarono gli sproun d'boss della leggenda, e mossero incontro al nemico, acclamando ai nuovi orizzonti di aria, di sole, di gloria, felici di poter abbandonare i cameroni afosi della caserma, per i liberi campi, per la tenda amica a fedele, che li protesse fino al termine della guerra.

     Mia madre e mio fratello erano nella piazza d'arme della fortezza a vederci sfilare. Il fratello giovinetto fremeva d'invidia generosa; la madre nascondeva l'interna ambascia, augurando a me ed ai compagni prospere fortune. Fu breve l'addio, ma ci scambiammo il cuore. Mia madre affidò al suo diario le segrete angosce di quell'ora, lo spasimo provato poi, mentre dagli spalti di Alessandria udiva il cannone tuonare a poche miglia, là, ov'era suo figlio; eppure giammai nelle sue lettere inviate al campo smentì la fermezza dell'animo. Rimasta in Alessandria fino al 6 di giugno, ebbe alleviato il cordoglio di quelle lunghe giornate dalle attenzioni del R. Commissario Giacomo Plezza, suo cugino, dalle premure affettuose della famiglia Pera, che nomino a titolo di riconoscenza, e dall'amicizia dell'abate don Giuseppe Ausenda, che era stato precettore dei suoi fratelli e familiare di casa, un patriota, un letterato, intimo del Torti e del Mauri, emigrato in Piemonte sin dal 48, ed accorso ora in Alessandria a prestare negli ospedali militari l'opera sua a pro dei feriti.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto