Federico Adamoli
CRONACA DI UN RAMAIO TERAMANO


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Appendice C
STORIA MINIMA RISORGIMENTALE (*)
Irruzione nella taverna Spinozzi

     La sera del 27 giugno 1857 una squadra di otto uomini della Gendarmeria Reale di Teramo compie un'irruzione nella taverna del Parroco Don Patrizio Spinozzi, posta sulla nuova strada rotabile che porta a Montorio, sul ponte Tordino, nei pressi della nuova Rameria di Villa Tordinia, nel territorio di Rocciano, a circa quattro chilometri dalla città di Teramo.
     Nella taverna si trovano il gestore Saverio Spinozzi e cinque avventori che trascorrono una serata di distensione nella frescura estiva, dopo la lunga giornata di lavoro. Il gruppo di uomini che assiste alla perentoria irruzione dei gendarmi della Polizia Borbonica non dovette rimanere sorpreso più di tanto, a causa del clima generale del momento: ci troviamo infatti al crepuscolo del regime borbonico, con l'incalzare degli eventi risorgimentali che condurranno nel 1860 alla dissoluzione del Regno delle Due Sicilie, nonostante il re Ferdinando II avesse tentato di ripristinare la Costituzione nel mese di giugno 1860, già concessa nel 1848 ma poi abrogata l'anno successivo con la restaurazione.

     L'irruzione si svolge quindi in un clima di sospetto, probabilmente in seguito ad una soffiata, e dà luogo ad una minuziosa perquisizione "per rinvenirvi armi ed oggetti criminali che ivi si volevano ricettati", come si legge nel processo verbale (1) redatto dagli otto gendarmi che hanno eseguito l'operazione di polizia. La perquisizione non dà alcun esito, ma l'attenzione dei borbonici si focalizza su due ignoti avventori che destano un certo sospetto: invitati a qualificarsi e ad esibire i loro documenti, questi ne risultano sprovvisti. Sono Pietro Cantarini di Ascoli, originario dello Stato Pontificio, che lavora nella Rameria di Villa Tordinia insieme a Giuseppe Adamoli, ramaio, originario di Narro, Regno Lombardo Veneto. Anche un terzo avventore desta i sospetti dei gendarmi, tale Giuseppe Paradisi, originario di Fermo, Stato Pontificio, sfornito anch'egli di documenti. Per i tre sospetti si aprono le porte del carcere di Teramo, al fine di accertarne identità e reputazione.

(*) Il contenuto di questa appendice si basa per la prima parte su un fascicolo della Polizia Borbonica del 1857 conservato presso l'Archivio di Stato di Teramo (busta 64, fascicolo 6), per la seconda parte sugli atti del processo celebratosi nel 1851 relativo ai cosiddetti "Fatti di Paganica". La ricostruzione cronologica di questo processo è stata curata da Fernando Rossi presso l'Archivio di Stato di L'Aquila (1848-1851 "I Fatti di Paganica" - Cronologia di un processo - La vera storia dei Carbonari del Circondario di Paganica). La documentazione integrale dell'istruttoria e del processo è pubblicata sul sito www.paganica.it, curato da Fernando Rossi di Paganica.

(1) La trascrizione integrale del fascicolo della Polizia Borbonica conservato presso l'Archivio di Stato di Teramo è pubblicata all'indirizzo Internet: www.adamoli.org/lavoro/copialettere/aprutium/fascicolo.html


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