Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Non dimenticherò facilmente lo spettacolo che offriva il campo di Lonato, con quella massa, con quel brulichio tutto intorno di camice rosse, fra le quali spiccavano le uniformi scure dei corpi speciali, e dell'artiglieria regolare del maggiore Dogliotti. S'incontravano ad ogni passo vecchi commilitoni; ma fra tutti, la memoria mi rende viva d'innanzi agli occhi la figura caratteristica di Daniele Piccinini, bergamasco dei Mille, famoso capitano della brigata Eber. Infastidito del chiasso che si faceva intorno ai gradi, si era arruolato come semplice volontario non so in quale reggimento; e, sdegnoso, non riconosceva più i compagni quando avessero i distintivi di ufficiale.
     Né mai m'usciranno della memoria certe divise, sconosciute fino a quel tempo, a colori smaglianti, che vidi addosso ad alcuni giovanotti, i quali pranzavano in una bettola a un tavolo presso il mio. Un sergente, coperto con ogni sorta di galloni, entrando disse loro: “domattina alle 3 in sella”. E io pensai: chissà quale ardita ricognizione vanno a tentare, quegli splendidi militari! ma subito udii il sergente soggiungere: “c'è da accompagnare un convoglio di pagnotte al tal reggimento”. Erano i volontari dell'intendenza, che scortavano i viveri, soprannominati i “cavalieri del riso”. Perché poi avessero adottata una magnifica divisa da ussero, nel disimpegno di un servizio così modesto, non seppi mai.

     Impressioni fuggevoli delle poche, uniche ore passate insieme con tutti i commilitoni, durante la campagna! Destinati dopo Lonato ad operare in Valcamonica, col quarto reggimento e con le guardie nazionali del Guicciardi, sotto gli ordini del colonnello Cadolini, non ci riunimmo più agli altri reggimenti che dopo la conclusione dell'armistizio; ed anche allora per poco.


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Umberto