Umberto Adamoli
TEMPO NUOVO
(Dramma in tre atti)


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     PAOLO - Vero crepacuore! Ma torniamo alla nostra fanciullezza.

     FRANCESCO - Eravamo, in verità, anche noi vivaci, ma non come oggi. Ad ogni modo tu di meno.

     PAOLO - Troppo presto fui preso, non lo nego, danne ansie della vita.

     FRANCESCO - Ed anche dagli intenerimenti per le donne. Ti ricordi di Candida, la nipote del parroco?

     PAOLO - Mia compagna, in quarta elementare. Ne ero davvero innamorato, nei miei nove anni.

     FRANCESCO - Guardavi in alto, prima ancora di leggere quel tale libro, di cui mi hai parlato.

     PAOLO - Non lo nego. Talvolta concorre anche la donna, con la sua grazia, ad elevare l'uomo.

     FRANCESCO - E guardando in alto te ne andasti e addio Candida.

     PAOLO - Ma nella bella grazia infantile, e nei sentimenti gentili, non l'ho mai dimenticata.


     FRANCESCO - Il primo amore, come si dice, non si dimentica mai. Ma in amore, per quanto so, sei stato ugualmente fortunato.

     PAOLO - Il cielo, in verità, mi ha dato per compagna una donna da far benedire la vita.

     FRANCESCO - Penso che la tua casa, con tale compagna, sia tutta una benedizione.

     PAOLO - Che vuoi, Francesco, anche in casa mia, per i tempi nuovi, vi sono tormenti. Poi, buoni e cattivi ovunque, per legge atavica.

     FRANCESCO - Atavica?

     PAOLO - Si dice così per dire che un figlio buono discende da un antenato buono; un figlio cattivo da un antenato cattivo.

     FRANCESCO - Quante cose noi, nella nostra ignoranza, non sappiamo.

     PAOLO - Beata ignoranza, che tiene lontano dai turbamenti, dagli avvilimenti che deprimono, che uccidono. I selvaggi, che vivono ancora sperduti nelle foreste d'Africa e d'America, sono forse nella loro oscurità, più felici di noi.


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Umberto