Umberto Adamoli
TEMPO NUOVO
(Dramma in tre atti)


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     PAOLO - Con un uguale mucchio di anni sulle spalle...

     FRANCESCO - Ma in condizioni ben diverse. Si capiva sin d'allora, da ogni tuo atto, che ben altro, da quello di operaio, ti riservava l'avvenire. Dimmi: chi ti spinse a salire?

     PAOLO - Il caso. Una domenica, osservando in città il movimento festoso, vidi passare belli nelle loro elegante divisa, alunni del convitto nazionale: convitto che raccoglie figli di ricchi. Da quel giorno non ebbi più pace. Non avrei potuto anch'io cambiar condizione? Qualche cosa mi era già noto sulla forza della volontà. Poco forse avrei fatto se la fortuna non avesse messo in quei giorni nelle mie mani l'aureo libro dal titolo: "Chi si aiuta Dio l'aiuta".

     FRANCESCO - E vincesti la tua battaglia.

     PAOLO - Eppure, Francesco, tante volte, nelle alterne vicende, rimpiango quei tempi. Tante volte vi vorrei tornare. Vorrei tornare a vestire panni ruvidi. Vorrei tornare povero come allora, operaio, ignorante. Vorrei tornare a sbocconcellare il mio tozzo di pane, nella serenità dei campi.


     FRANCESCO - Ma che dici...

     PAOLO - Il rimpianto della capanna, quando se ne è lontano, in molti casi, non è una invenzione.

     FRANCESCO - Ma oggi non è più come ai nostri tempi. Oggi anche nella capanna, nella quale i genitori hanno perduto ogni autorità, è entrato il veleno. Oggi anche nella capanna non vi è più pace. I figli, ancora adolescenti, entrano, escono, fumano, si allontanano a loro piacimento, discutono, commettono delitti. Le ragazze dei campi, tanto semplici e timide un tempo, vogliono anch'esse imitare le ragazze di città. Poco si va in chiesa. Non si dice più, nel raccoglimento della sera, il rosario. E' un vero crepacuore.


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Umberto