Umberto Adamoli
L'ANGELO DEL GRAN SASSO
(Dramma storico in quattro atti)


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     Dopo la perdita di Maria Luisa è caduta la benda, che si ostinava, nonostante i molti avvertimenti, a tener coperti i miei occhi. Per ben tre volte, nelle mie malattie, nel chiedere la guarigione, avevo promesso a Dio la rinuncia al mondo; per ben tre volte, continuando, insensatamente, in una vita vuota, rinnegai le mie promesse.
     Penso che anche per questo la casa tutta è stata punita. Ora basta; vedo, nella vita senza pace, la via che mi dovrà condurre alla redenzione.
     A voi, tanto buona, posso fare qualche confidenza, non ad altri. Lo spirito maligno, sempre in agguato, se qualche cosa trapelasse prima d'aver tutto concluso, potrebbe mettere in atto i falsi miraggi, per abbuiare la nuova via, splendida di luce.

     (Pausa)

     PACIFICA
     Parla, parla, figliuolo...


     FRANCESCO
     Sono sempre le cose belle che operano, beneficamente, nell'umano smarrimento. Ero sul monte sacro, tante volte visitato, nei mistici pellegrinaggi, con la cara sorella. Il sole, che saliva, velava, con luce morbida, il bosco, nel quale sedevo. In quella solitudine, nella freschezza dell'ora, sentii penetrare vivo, nel cuore che piangeva, il soffio immenso del creato, del Creatore. Il cielo mi parlava, e in questa voce sentii pure forte il desiderio di rivedere il savio di Cesi. Ora soltanto, ricordando la sua parola, ne capivo la verità, il valore. Mi mossi. Salii. Lo trovai dinanzi allo speco, genuflesso, con gli occhi rivolti al cielo, in preghiera. Nessuna meraviglia, quando avvertì la mia presenza. Sembrava che stesse ad attendermi. La vita solitaria, tutta spiritualità, dà, a questi anacoreti, il dono della divinazione.


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Umberto