Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Vedendo fallita la sorpresa, il distaccamento, che l'aveva tentata, cominciò a dare indietro, sempre rasente il monte: e allora il nostro tenente Cella, portatosi innanzi di corsa per tagliargli la strada, affrontò il capitano austriaco, con il quale impegnò un duello a sciabolate, mentre i rispettivi trombettieri li imitavano con le
     baionette. Il Cella, vigoroso, ma tozzo, accortosi che l'avversario, un colosso addirittura, pigliava il sopravvento, gli si avviticchiò con le braccia, cercando di atterrarlo; il tenente Cantoni, giunto in quell'istante, lasciò andare un fendente sul capo all'austriaco, e lo abbattè; un soldato poi gli diede una brutale baionettata nelle natiche, di cui il capitano si lagnò più tardi come di una slealtà. Ambidue i campioni, ridotti in pessime condizioni, il Cella per due ferite alla testa, il Ruziczka per una dozzina o forse più in varie parti del corpo, furono trasportati a Vestone, e colà medicati dal dottore Riccobelli.

     Il capitano austriaco rimase parecchi giorni assopito; si credeva che morisse. Appena si riebbe, chiese dell'esito del combattimento e del bravo ufficiale, che gli stette a fronte. Udendo che il Cella era di Udine, città dell'impero, si turbò; ma quando seppe che era dei Mille, tentò di sollevarsi, e con un lampo di orgoglio nell'occhio, mormorò commosso: sono contento.
     Garibaldi gli strinse la mano, passando per Vestone; il Cella andò a trovarlo a Brescia, durante la convalescenza, e lo colmò di cortesie.
     Non va dimenticato, nel racconto di questo episodio, l'incidente del cane, appartenente all'ufficiale Grossi, della compagnia rossa, che addentò il capitano nemico, mentre battagliava con il Cella, buscandosi per suo conto una terribile sciabolata. Guarito, e celebrato con il nome di Caffaro, accrebbe poi pietosamente la sua fama, quando non volle abbandonare la tomba del padrone, ucciso il 17 di luglio nel fatto d'arme di Pieve di Ledro.


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Umberto