Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     All'aspetto lo si prendeva per un professore, con quella faccia barbuta, e quegli occhiali sul naso impiastricciato di tabacco. Aveva spirito e lingua pronta, grande ammirazione pel bel sesso, grande inclinazione pel buon vino. Nutriva da buon tedesco una singolare antipatia per la razza ungherese; ma, ad eccezione della sua, non stimava gran fatto neppure le altre, dandolo a divedere con il fare ironico ed altezzoso, con il dirne corna non senza sale. Sul nostro grande movimento nazionale del mezzogiorno, e su la condotta de' volontari italiani pronunciava giudizi acuti, ma non scevri alle volte di prevenzione. Alla divisione però fece molto bene.
     Una modificazione, che ci toccò assai più da vicino e riuscì per noi penosissima, venne a noi da quella stessa spedizione Pianciani, quando ci portò via lo Spangaro, andato al comando di una brigata in luogo di Giovanni Nicotera, dimissionario anche lui. Dimenticammo, facendo a Spangaro i nostri addii affettuosi, le impazienze pei molti atti di ufficio che ci obbligava a scrivere, e lo rimpiangemmo sempre sinceramente. Egli invece, reso padrone di sé, guidò arditamente la sua nuova brigata, cui fece fare buonissima figura.

     Al posto di capo dello stato maggiore della brigata venne destinato, in seguito ai buoni uffici dello stesso Spangaro, un intimo compagno suo dell'accademia, dell'esercito, dell'esilio: il tenente colonnello Alessandri; era nei fati nostri di venir comandati dagli amici di coloro che andavano via! L'Alessandri, ottimo ufficiale di stato maggiore, molto si raccomandava per coltura tecnica speciale: ma perciò sordo, serbava costantemente una diffidenza, che non si addiceva affatto al nostro ambiente; mancava poi di quello slancio, che tanto sarebbe stato necessario per compensare la calma del nostro brigadiere. Con la nomina dell'Alessandri ebbero fine i cambiamenti nel personale superiore del nostro ufficio, dannosi sempre alle truppe quando si fanno durante la campagna.


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Umberto