Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Bravo Fezzi! Severo, arcigno, temuto ed amato nello stesso tempo dalla compagnia, di cui si occupava assiduamente, imparziale, di una solidità a tutta prova, aveva tutte le qualità dell'antico soldato piemontese. Nativo di Cremona si era arrolato nell'Esercito Sardo nel '48. Una seconda medaglia al valore, oltre quella del '59, si acquistò a Perugia nel '60. E da soldato morì alla testa del battaglione che comandava, il 24 giugno del 1866.
     Un saluto mando a lui, mia valorosa guida in quella giornata memorabile di San Martino. E un saluto mando a voi, commilitoni caduti quel giorno, così decisivo per il nostro risorgimento, durante quelle ore, di cui la memoria mi scuote ogni fibra. Evocando que' primi miei ricordi, il mio spirito corre con infinita commozione a quella così grande ecatombe di eroi che lassù versarono il sangue per la libertà e la indipendenza d'Italia. E le immagini di tanti giovani corpi, che vidi trafitti, il pensiero, che tante nobili vite furono troncate là nel loro fiore, ancora mi agitano la mente. Vorrei offrir loro un omaggio più degno, che non sieno queste umili parole, se l'indole del lavoro lo comportasse; ma il mio intento è più modesto, e la rapidità del racconto mi porta fuori del campo di San Martino.

     Prima però di procedere oltre, voglio far parola di un episodio, che avvenne non lungi dalla brigata dei granatieri già estrema destra dell'esercito sardo, e di cui non ho trovato alcuna menzione negli storici, che consultai; chiarire cioè la posizione, che una nostra brigata di artiglieria occupò durante la battaglia presso l'ala sinistra dei francesi. L'episodio mi fu, or non è molto, detto dal general Biandrà, capitano allora in quella brigata.


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Umberto