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'Il leggendario eroismo dell'Ivrea' celebrato sull'erta del Costesin il 24 settembre 1922' (articolo pubblicato sul 'Gazzettino')

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Vezzena di Levico, 24:

Nei primi giorni della guerra la Brigata Ivrea - 161.o - 162.o - dal Piemonte si trasferiva nell'Altopiano dei Sette Comuni per trattenere l'invasione nemica.
Sulla linea delle montagne Marcai, Costesin, vallame del Fontanon di Vezzena, Brusolada verso Campo Rosà di Rotzo, il comandante generale Vittorio Murari Brà dispose la difesa.
E dal Costesin, una montagna ripida e brulla, attraverso il Fontanon, su per la Brusolada, il generale fece costruire una poderosa trincea in cemento contro la quale cozzarono poco dopo le orde dei nemici, lanciati all'invasione dell'Altopiano.
La battaglia fu una delle più accanite.
Il nemico dovette trincerarsi a circa mezzo chilometro dalla linea Murari Brà, e la Brigata Ivrea compì epiche gesta coprendosi di gloria.
Soverchiata dal numero preponderante, grazie il sacrificio di un manipolo di leggendari eroi, la brigata poté ritirarsi in buon ordine, senza nulla lasciare al nemico, che l'arrestò nell'inseguimento temendo un contro attacco.
Ora si commemorano le glorie della Brigata Ivrea inaugurando un monumento che sorge presso il rudero della testata del trincerone sul Costesin, a pochi passi dalle sorgenti del Fontanon.

L'inaugurazione

Arrivano da Levico, da Schio, da Trento, da tutti i Sette Comuni, dalle città vicine autorità, reduci, associazioni: giungono con tutti i mezzi di trasporto.
Di mano in mano che arrivano le rappresentanze Cunico Amedeo di Asiago e il valoroso colonnello Rossi le dispongono attorno al monumento.
Giungono, tra clamorosi applausi, le bandiere del 161.o-162.o circondate dal maggiore Rolando, dal capitano Caputo, dal tenente Boruglia e da un gruppo di sottoufficiali e soldati dell'Ivrea.

Le rappresentanze

Attorno al monumento prendono posto tutte le rappresentanze dei Sette Comuni con bandiera, sindaci ed assessori, la Pro Asiago, la Società Sportiva, Stefano Bonifaci per i mutilati e invalidi di Vicenza, il Tiro a Segno, la Società di Mutuo Soccorso, le Società operaie, il Presidente del Consorzio dell'Acquedotto cav. Antonio Frigo, i Fasci di Asiago e di Schio, il Club Alpino di Schio, le musiche di Gallio, di Asiago e del 57. fanteria che ha sede a Vicenza con una compagnia di fanti, ufficiali mutilati e reduci dell'Ivrea, Carle Antonio Pres. dei mutilati di Asiago, i due gloriosi ciechi Corona Adolfo di Crescentino di Novara e Ruggerone Ettore di Gattinara, madri e vedove di guerra, il Comune di Levico al completo col Sindaco Goio e bandiera, i generali Murari Brà, Franchi della Brigata Umbria, Acquaroni, Sozzani, Boriani comandante la divisione di Padova, i col. Ferretti Federico, il maggiore Cappa, il maggiore Razzetti, i capitani Evangelisti, Ruffoni, Strada, Muzzati, Zovin, Valesan, il cappellano dell'Ivrea più volte decorato Don Perlo Enrico, curato di S. Agostino di Torino ecc.

Il monumento

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Il monumento è opera del prof. Menozzi Giuseppe di Casteldario Mantovano.
L'opera muraria dei fratelli Stella di Asiago.
Complessivamente è alto metri tre e 70. Esso consiste in una magnifica figura di guerriero alto metri 2.30, nudo, avvolto nel sudario con una clava in mano a simboleggiare la forza.
Sul frontone superiore è inciso: "Il Rudero che sta a fianco è la testa di una trincea in cemento costruita nel 1915 dal 162.o regg. Fanteria".
Sotto al guerriero, su di una lapide di marmo nero è la parte epigrafica e la dedica. E' scritto:
"La Brigata Ivrea - dalle dure fatiche non mai doma - forte e salda in campo - nel fato avverso più fiera e tenace - dopo quattro anni di epiche gesta - al nemico - affine fiaccato - sulle ossa esultante dei suoi prodi - dettò anch'essa - il trionfo del diritto d'Italia".

I superstiti della Brigata Ivrea del 205.o regg. Fant., la fondazione 3 Nov. 1918, della 1.a Armata - alla sacra memoria - degli eroi caduti nel 1916 a Costesin - del 156.o regg. Fanteria "Brigata Alessandria", 205.o regg. Fanteria "Brigata Lambro", del 1.o Battaglione della R. Guardia di Finanza, del 41.o regg. artiglieria da campagna, della 25.a-26.a batteria del 3° regg. Montagna, dell'artiglieria da fortezza, delle compagnie 15, 16, 22, 53, del 1° regg. Genio, dei forti lavoratori civili morti sulla prima linea - soldati del lavoro - con orgoglio - con imperituro affetto - pietosamente dedicano - 24 Settembre 22"

In un medaglione di marmo a sinistra è scolpito il Castello d'Ivrea: a destra in un altro medaglione è inciso:
"1915-16 - Fr Trentino - Varagna - Costesin - 1916 Carso - Vallone - Oppachiasella - 16-17-18 - Macedonia q. 1050".

La messa da campo

Sono le undici quando comincia la cerimonia.
Il cappellano dell'Ivrea celebra, davanti al monumento, la messa da campo.

I discorsi

Appena finita la Messa, il cappellano dell'Ivrea pronuncia un nobilissimo discorso tra un religioso silenzio e destando nella folla fremiti di commozione.

Una vedova di guerra

La signora Chinaglia Benedetta - ch'ebbe un figlio e il marito morti in guerra, presidentessa dell'associazione delle vedove di guerra di Torino, dice:
"Combattenti, soldati d'Italia! Parlo per tutte le mamme ch'ebbero figliuoli morti in guerra e per le Vedove: noi vedemmo partire i nostri sposi, i nostri figli per la guerra in silenzio; in silenzio abbiamo sofferto l'annuncio che più non sarebbero ritornati; ma quando dai disfattisti si spargeva la voce che il sacrificio era inutile, allora si sentiva il dolore sovrumano.
Ma non era vero!
Benedetti i morti per la Patria! Benedette le madri e le spose che diedero i loro cari alla Patria!

Altri discorsi

Parlano poi il mastro Nicolazzi di Rotzo, l'avv. Rossi Raffaele a nome dei mutilati della Brigata Ivrea, l'avv. Luigi Maccari di Torino, Carli Modesto per Asiago, il capitano degli alpini Silvagni Valentino che ebbe due fratelli morti, decorati due volte.

Il discorso del cav. Frigo

Parla poi il cav. Antonio Frigo sindaco di Roana che fra l'altro dice:
"L'affettuoso saluto a Voi o baldi e generosi Fanti della Brigata Ivrea. Abbiatevi la nostra perenne e profonda riconoscenza. Oggi e sempre imperituro sarà il ricordo delle epiche gesta che contesero questo nostro martoriato altipiano all'irruenza dell'invasore, infrangendone la tracotanza.
La tenace resistenza che opponeste ai colpi immani delle mostruose macchine austriache, segnò il passo della riscossa che rifulse immediata e doveva rifulgere perché il petto di ogni Italiano rinserra quell'indomito patriottismo che non cede di fronte a chi la Patria vuol calpestare.
Sia Gloria a Voi!
Sembra ieri il maggio 1915, che vide salire queste storiche rupi, insanguinate dagli Eroici Fanti che dovevano scrivere una delle più belle pagine nella storia dei fatti d'arme dell'altipiano.
Il cuore di ogni nostro alpigiano batteva fidente, sicuro che la nostra terra petti più validi non poteva toccare per la sua difesa.
Non vi siete smentiti, nonostante l'avversa sorte.
Superiori foste al destino e dimostraste all'irruente invasore di essere degni Figli di Coloro che fecero la nostra prima indipendenza.
L'Eroico Piemonte ha ritrovato in Voi l'animo sublime dei Veterani che videro le immortali Glorie del 48, del 59 e del 60.
Inchiniamoci reverenti alle Gloriose Bandiere della Valorosa Brigata Ivrea che ancora una volta sventolano nelle aure dove animarono alla Vittoria le balde schiere.
Gli spiriti dei vostri eroi immortali aleggiano d'intorno e formano ancor oggi quella schiera titanica che nel Maggio 1916 rese perplesso l'invasore.
Esultate eroici Figli del Piemonte, il vostro estremo sacrificio e quelli degli innumeri figli di ogni regione, non andò perduto, la forte gente d'Italia non declina.
Con l'austera cerimonia odierna sia il nostro tributo di riconoscenza agli indimenticabili morti, e l'ideale per cui Essi s'immolarono sia il nostro Ideale e quello delle venture generazioni d'Italia.

Il Sindaco di Levico

- finalmente italiana - sig. Goio, è ascoltato con religiosa attenzione.
"Benedetto voi, o morti, e voi reduci, e tutti voi combattenti che ci avete redenti. A voi dobbiamo la nostra libertà! A voi dobbiamo se la Nazione feroce che governava con la forca fu battuta.
E' con grande orgoglio, o signori, che io prenda in consegna il monumento. Ne avremo tutte le cure e il più profondo rispetto. Sarà la meta di noi tutti e narreremo ai nostri figli la grandezza d'Italia!
Viva la Brigata Ivrea!
Viva l'Esercito Italiano!
Scoppiano grida di Viva Levico.

Il Generale Brà

Da ultimo parla il generale Brà.
Ricorda le storiche giornate, le lotte titaniche, l'eroismo di un manipolo di leggendari fanti che trattennero il nemico fino a che il 161 e il 162 si ritirarono dal Costesin.
Termina mandando saluti di grazie e di riconoscenza a tutti gli intervenuti.

La sfilata

Tutti gli oratori furono assai applauditi.
Finiti i discorsi si ricompone il corteo, mentre le bande suonano inni patriottici.
La banda del 57 suona l'inno del Piave mentre truppe, combattenti, mutilati, reduci, autorità, sfilano davanti ai generali.
Quindi il corteo si scioglie.

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