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Corrispondenza ricevuta dal padre del Sottotenente Giovanni Acquarone, caduto nelle azioni di guerra del maggio 1916 (23 giugno 1920-7 ottobre 1922)

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Le lettere che seguono fanno parte di uno scambio epistolare che Umberto Adamoli ebbe con Gerolamo Acquarone, padre di Giovanni, Sottotenente del 161° Fanteria, caduto in seguito alle ferite riportate il 21 maggio 1916, dal quale emergono i particolari dell'azione di guerra che condussero il giovane alla morte. Il rapporto epistolare è finalizzato al tentativo da parte del padre di ottenere il riconoscimento dei meriti di guerra del figlio caduto.



23 Giugno 920


Egregio Capitano,

Il 21 maggio 916 Lei si trovava a Costesin a quota 1528 al comando di una sezione mitragliatrici Fiat. Quando alla sua sezione vi era una lezione di pistole mitragliatrici col Sergente maggiore Sapori Eugenio, dipendente da mio figlio Sottotenente Acquarone Giovanni comandante del 1° plotone della 5.a compagnia del 161° Fanteria (Cap.no Giuglini). Mio figlio col suo plotone stava vicino a Lei nella trincea scoperta a pochi passi dietro la trincea coperta sotto la quale era riparato il Capitano. Mio figlio col suo plotone avrebbe avuta una parte principale nel ricacciare l'assalto degli austriaci alle spalle della posizione, pronunciatosi verso le 10 ½ di sorpresa. Egli fu colpito al petto alla mammella destra, al termine dell'azione.
Poiché Ella si trovava presente ed è l'unico ufficiale che ha visto come si sono svolte le cose benché a tanta distanza di tempo, La pregherei di scrivermi quanto si ricorda circa il contegno di mio figlio che con Lei contribuì largamente alla salvezza della posizione e delle truppe, che non furono più attaccate per la giornata e poterono a sera ritirarsi in ordine.
Ho avute informazioni da graduati, soldati e dal suo attendente, ma avrei caro di avere anche da Lei che in quel momento era il più elevato in grado presente e vicino a mio figlio.
Era ancora coi distintivi da aspirante, alto di statura, bruno occhi vivi e sorridenti, pronto e svelto nei suoi movimenti, incurante del pericolo.
Quantunque si sia trovato quella sola mattina con lei non dubito che lo ricorderà certamente. Son sicuro che non le sarà di disturbo scrivermi le notizie che le chiedo e pregandola di accettare i miei ringraziamenti La saluta cordialmente il
Suo collega
Gerolamo Acquarone
Brigadiere Generale
Direttore dell'Officina



8 luglio 1920

Caro Adamoli,

Clicca sulla foto per ingrandirla La ringrazio della pronta risposta che Lei ha dato alla mia lettera, e le invio anche due fotografie di mio figlio ingrandite. Quella coll'elmo è stata presa pochi giorni prima che Egli cadesse a Costesin, ed è l'ultima, e poiché è nella stessa tenuta in cui lo avrà visto, le sarà più facile riconoscerlo. L'altra è stata fatta pure qualche settimana prima della battaglia.
Il Sergente Maggiore Sapori Eugenio colle pistole mitragliatrici dipendeva direttamente da mio figlio che comandava il 1° plotone. Il Sapori interrogato da me alla presenza del Cap.no Giuglini e S.T. Baggio, il 5 giugno 916 disse che mio figlio era stato colpito mentre saliva dalla trincea per slanciarsi all'assalto. Soggiunse che egli stava a tre o quattro passi di distanza. Il Serg.te Magg. Sapori perdette poi la vita, in seguito al siluramento del piroscafo sul quale ripartiva, in Adriatico.
Mio figlio, ferito gravemente al polmone destro all'altezza della mammella veniva portato dal tromb. Pappariello al posto di medicazione, già caduto in mani degli austriaci, cosicché entrambi erano fatti prigionieri. Il suo attendente Lazzari li seguiva, ma prima di arrivare al posto di medicazione fu fatto ritornare in linea da un Capitano del nostro esercito.
Clicca sulla foto per ingrandirla Mio figlio arrivò gravissimo al posto di medicazione, alla caverna, sebbene distasse solo un qualche centinaio di metri, Egli pronunziava la parola muoio alle varie domande che gli rivolgeva il Pappariello. Questi lo adagiò aiutato dagli austriaci sotto l'albero che vi era ponendovi dei cappotti sotto la schiena e coprendolo, poi dovette separarsene per seguire gli altri prigionieri. Mio figlio rimase al posto di medicazione tutta la notte dal 21 al 22, chissà con quanto dolore per non essere più tra i suoi soldati! e la mattina seguente fu raccolto che aveva perduto i sentimenti e trasportato alla Stazione Sanitaria austriaca di Shagenonfi sul piano di Lavarone, dove la sera dello stesso giorno moriva. Venne sepolto nel Camposanto sopra Shagenonfi al n. 27 ove ritrovai la sua sepoltura intatta il 21 maggio dell'anno scorso.
Quanto mi accenna nella sua lettera circa l'aver Ella tenuto il Comando della 5.a Comp. per mancanza dei propri Ufficiali, mi conferma ciò che dalle relazioni avute da diversi graduati e dallo stesso Sottotenente Baggio, mi è risultato cioè che il Capitano con questo Sottotenente, che mi parlò a Torino, rimasero l'intera giornata nella trincea coperta e che il Sottotenente Spanace che comandava il 2° plotone, quello che ne ebbe parecchi graduati e soldati passati al nemico, fosse pure al disotto di una trincea coperta, altrimenti la sua presenza li avrebbe trattenuti a posto, come vi rimasero tutti quelli di mio figlio, che si esponeva in mezzo a loro. Prima di mio figlio, poco prima che fu ferito il Sottotenente Berlusconi che comandava il 3° plotone appostato sopra la trincea coperta ov'era ricoverato il 4° col Capitano. Mio figlio fu colpito al termine dell'azione. Lei che gli era vicino, e che si comportò in modo ammirevole per calma, sangue freddo ed ardimento, come dichiararono i graduati e soldati della Compagnia o meglio del plotone di mio figlio che le erano vicini, potrà forse ricordare questo mio figlio primogenito, bruno, alto, snello, anelante alla lotta, che animò costantemente i suoi uomini.
Il suo Capitano non propose alcuna ricompensa né per Lui, né per il Berlusconi che erano stati i due Ufficiali della Comp.ia che avevano compiuto l'intero loro dovere, cadendo disgraziatamente prigionieri al posto di medicazione.
Io inoltrai un ricordo al Ministero, ma non ho avuto ancora risposta. Le sarei grato se potesse attestare, nella forma che crederà, quanto riesce ancora a ricordare dell'azione svoltasi sia per riguardo alla parte avuta da mio figlio e se ricorda anche del Berlusconi, che fu ferito ad una spalla ed è ritornato di prigionia. Se desidera altre indicazioni me le chieda liberamente. La sua dichiarazione la trasmetterei al Ministero, a complemento del ricordo. Riceva cordiali saluti dal Suo aff.mo Gen. G. Acquarone

Aggiungo una piccola fotografia rassomigliante



Genova, 27 Aprile 21

Caro Adamoli,

La ringrazio della sua gentilissima lettera, ma credo che Ella sia caduto in errore poiché sugli ultimi bollettini non ho trovato il nome di mio figlio, e solo sulla Dispensa 20.a del 5 Aprile vi è un Acquarone Giulio. Difatti qualche giorno prima di Pasqua sono stato a Roma per servizio ed ho saputo al Ministero che la proposta aveva avuto il parere favorevole del Col. Rossi, ma doveva ancora essere sottoposta alle altre autorità superiori, Comandi di Brigata, di Divisione, di Corpo d'Armata ciò che non potrebbe essere avvenuto in così breve tempo.
Ad ogni modo io le sono egualmente grato del suo gentile pensiero, che mi da occasione di scriverle, come ne aveva già intenzione, a riguardo del Sottotenente Berlusconi Luigi della stessa Compagnia di mio figlio comandante del 3° Plotone ferito piuttosto gravemente alla spalla destra, prima di mio figlio. Al posto di medicazione cadde in mano agli austriaci, come tutti gli altri che vi capitarono, come Lei certamente avrà saputo.
Poiché i termini di decadenza per le proposte e relazioni per ricompense sono stati protratti con recente disposizione del G.M. All'agosto, Le invio una lettera del Berlusconi, del quale le parlai già, come di un bravo Ufficiale, che fece molto bene il suo dovere, ed il mattino del 21 maggio 916 si trovava in trincea scoperta, vicino a Lei ed a mio figlio.
Gli altri tre ufficiali della Comp. col Capitano erano in trincea scoperta.
Veda se El Berlusconi può fare una proposta di ricompensa, essendomi risultato dalle testimonianze dei soldati e graduati, che interrogai per mio figlio, che si comportò da bravo soldato.
Non inviai la lettera allorché la ricevetti perché era già passato troppo tempo dai termini fissati.
Se le occorrerà qualche altra indicazione potrà scrivere a me ed a lui, che mi faccio premura di avvisare di questa pratica.
Ringraziandola ancora vivamente Le invia affettuosi saluti il suo aff.mo Gen.le G. Acquarone



Genova, 21 Luglio 921

Caro Adamoli,

Ho pianto nel leggere quanto ha scritto di mio figlio, per la corrispondenza che vi ho riscontrato con quello che mi attestarono i graduati e soldati del suo plotone e compagnia, come e principalmente per l'alto sentimento con cui Ella ne ha esposto il contegno nella gloriosa azione. La ringrazio dal profondo del cuore della proposta per la medaglia d'argento che ho già inoltrata direttamente al Ministero e che non dubito sarà accolta benevolmente, poiché il ricordo che feci nell'ottobre 1916 e le successive comunicazioni date al Ministero, come pure le dichiarazione dei graduati e soldati, che dopo di allora mi procurai e che ultimamente ho inoltrate, concordano pienamente con la sua relazione nel fatto essenziale.
La ringrazio del ricordo che Lei ha conservato di questo mio figlio primogenito, che ha compiuto generosamente il suo grande dovere. Lo aveva avuto sempre vicino, fin dalla nascita; può quindi pensare quanto mi era e mi è caro, per l'educazione spirituale ricevuta in famiglia.
La ringrazio pure da parte di mia moglie e degli altri sei figli che ci rimangono sui quali ricade l'amore che sarà tributato al figlio e fratello.
Scrivo alla famiglia del Sottotenente Berlusconi, non sapendo ov'egli trovasi presentemente, per avere le notizie necessarie per la proposta a suo riguardo e gliele comunicherò appena mi perverranno. Mi è stato detto che trovandosi a Vicenza comandato per servizio, avendo saputo che la sua compagnia si trasferiva da Cima Nove a Costesin si affrettava a raggiungerla per non mancare il mattino stesso del 21 e veniva poi ferito alla spalla destra un quarto d'ora prima o mezz'ora di mio figlio. Comandava il 3° plotone appostato allo scoperto sopra la trincea coperta entro la quale sta il 4° plotone col Cap.no ferito, fu fatto prigioniero al posto di medicazione. Le darò più precise indicazioni.
Intanto riceva cordiali saluti dal Suo aff.mo collega

G. Acquarone

La ringrazio del ritratto colla dedica lo terrò molto caro.



Genova, 7 ottobre 1922

Carissimo Adamoli,

La ringrazio vivamente della sua gentilissima lettera, esprimendole tutta la mia gratitudine per la memoria che conserva di mio figlio, dopo averne, da prode e coscienzioso comandante, fatte risaltare le gesta compiute mentre era vicino a Lei.
Mi è stato di grande conforto il riconoscere con Lei e col Magre La Cola le posizioni memorabili, sulle quali hanno apposta la leggendaria eroica resistenza. Già prima di vederla l'aveva conosciuto nell'intimo dei suoi nobili sentimenti, onde mi è stato di grande soddisfazione trovarmi con Lei nel mesto pellegrinaggio.
Le auguro che possa conseguire la meritata ricompensa, El servizio non ancora abbastanza riconosciuto, di quando Ella operò al Costesin. La motivazione della medaglia d'argento concessa a mio figlio è contenuta nella 29.a dispensa del G.M. Corrente anno del 12 maggio ed è la seguente:
Acquarone Giovanni, Sottotenente 161 reggimento fanteria (M.M.) - Vista una sezione mitragliatrici gravemente minacciata dal nemico già pervenuto alle sue spalle, si slanciava coi superstiti del suo plotone in soccorso di quel reparto e nonostante l'intenso fuoco avversario e le gravi difficoltà della situazione, guidato dall'entusiasmo della sua balda giovinezza, riusciva a ristabilire la sicurezza, cadendo però da prode sul campo, vittima del suo cameratismo. Costesin (alta Val d'Assa) 21 maggio 1916.
Date le circostanze, i risultati conseguiti ed il sacrificio compiuto, parendomi che nel fatto vi siano le condizioni volute per fini alla ricompensa, e ciò anche per consiglio avutone, ho ricorso perché gli venga assegnata la medaglia d'oro.
Ella ha già fatto tutto quello che poteva per mio figlio ed io vorrei che Lei e tutti coloro che affrontarono e respinsero l'ultimo decisivo assalto nemico avessero un premio adeguato al servizio reso.
Dopo il nostro ritorno a Vicenza con Mario per Verona-Colliano-Folgaria-Lavorone ho rifatta la strada per visitare a Slaghenonfi la sepoltura di mio figlio giungendo poi a Caldonazzo e per Trento-Verona ritornando giù il 29 mattina. Mario sta bene, la ricorda affettuosamente nei suoi discorsi. Riceva da lui e da me tanti saluti. Suo aff.mo
Gen.le G. Acquarone


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