Umberto Adamoli
BERARDO DA PAGLIARA
(Dramma storico in quattro atti)


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     Dopo un poco il conte, come molestato da un pensiero, si alza, si muove, s'avvicina alla finestra che guarda la vallata, tentenna il capo.
     Il sole manda i suoi ultimi raggi. Suona l'Avemaria nella chiesa del castello. Si alza pure la contessa. Tutt'e due si segnano e recitano, in silenzio, la preghiera della sera. Subito dopo)

     CONTE
     Voce di Dio, voce che suona per tutti, ma non da tutti ascoltata. Se si ascoltasse si potrebbe vivere un po' meglio in questo temporaneo soggiorno, su questa terra che se ha molte cose brutte, ha pure tante cose belle: la giovinezza, la poesia, l'amore, la religione.
     Se noi, in questo romitaggio, assistiamo allo scatenarsi degli uragani, che sgomenta e deprime, assistiamo pure al sorgere delle aurore melodiose, che allietano lo spirito; assistiamo ai tramonti mistici, mentre le campane riempiono di suoni, come un saluto al giorno che muore, l'animo attonito e l'ampia vallata.

     Ma questo bello, teneramente sublime, che dovrebbe ingentilire e santificare i cuori e le umane opere, non è purtroppo da tutti sentito. L'odio sovrasta l'amore, la perfidia vince la bontà, la spada conculca la giustizia. Ovunque distruzione e lutto.
     Così oggi, così nel passato, così forse sarà sempre.
     Questa è, tra il tanto affannarsi, la dolorosa verità.

     Diverso è il nostro vivere, è vero, e noi, tra tanti contrasti, potremmo, nella nostra pace, considerarci felici se....
     (Pausa, come se il conte fosse alla ricerca d'una qualche parola per completare la frase)

     CONTESSA
     (intervenendo)
     Se, che cosa...


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Umberto