Umberto Adamoli

Le lettere di Emanuele Parodi (1921-1945)


[1921-1929]

[1930-1937]

[1938-1945]





LINK

Emanuele Parodi (Wikipedia)

Giorgio Parodi (Wikipedia)

Carlo Guzzi (Wikipedia)

Moto Guzzi (Wikipedia)

www.motoguzzi.it



       Tra le moltissime lettere che sono appartenute ad Umberto Adamoli spicca un gruppo di 105 lettere che fanno parte della corrispondenza ventennale (1921-1945) intrattenuta con il noto armatore di Genova Emanuele Vittorio Parodi (?-1945), proprietario della gloriosa fabbrica di motociclette 'Moto Guzzi'. L'industriale genovese appartenne alla stessa generazione di Umberto, ed è stato il più assiduo tra i suoi corrispondenti. I due furono legati da un autentico, profondo sentimento di amicizia, che maturò e si rafforzò proprio grazie a questa lunga corrispondenza. Non è dato conoscere in quali circostanze avvenne la loro conoscenza, che è anteriore al 1921, anno in cui Parodi riesce ad avere l'indirizzo di Umberto e gli scrive per portarlo a conoscenza di un importante avvenimento della sua vita privata.
       Il 1921 fu un anno memorabile per la famiglia Parodi, e fu un anno storico per il motociclismo italiano, perché il 15 marzo venne fondata a Genova la 'Società Anonima Moto Guzzi' con stabilimento a Mandello del Lario, in provincia di Lecco. Emanuele Parodi finanziò con 2000 lire l'impresa concepita dal figlio Giorgio (1897-1955), pilota dell'aviazione, grande appassionato di moto e di corse motociclistiche, che insieme al meccanico di aerei Carlo Guzzi, condivideva le stesse passioni. La fabbrica Moto Guzzi fino agli anni cinquanta del novecento fece registrare una grandissima espansione, con quasi 1600 dipendenti. Per comprendere quanta parte la Moto Guzzi abbia recitato nel motociclismo italiano, basti citare le oltre 3.300 vittorie in competizioni ufficiali!
       Quando nella Pasqua 1921 Emanuele Parodi apre il rapporto epistolare, si rivolge a Umberto Adamoli come al suo benefattore, e gli esprime la profonda gratitudine per la benigna 'sorveglianza' ed i discorsi incoraggianti che il teramano gli fece nel corso di una colazione più volte ricordata nelle lettere, al ristorante genovese 'De Ferrari' (forse è proprio in quella occasione che i due si conobbero). L'imprenditore genovese fu infatti invischiato in un processo (militare?), accusato di delitti contro la patria, dal quale però venne assolto 'per non aver commesso il fatto'. E' proprio quando fu pronunciata la sentenza di assoluzione il Parodi, 'rigenerato' per rivolgersi da gentiluomo a gentiluomo, si decise a scrivere ad Umberto, per mostrarsi grato nei confronti di "chi si è dimostrato il più fine e il più delicato fra i gentiluomini, da chi mi ha ritenuto un galantuomo quando altri, molti, mi trattavano da delinquente".
       Emanuele Parodi, sposato con Maria, ebbe tre figli: il primo è Giorgio, classe 1897, pilota d'aviazione nell'esercito, impegnato in numerose azioni di guerra durante il secondo conflitto mondiale; il secondo, classe 1901, prestò servizio negli alpini, mentre la femmina Elena, andò sposata nel 1931 al capitano degli alpini Luigi Glarey.
       Il rapporto tra i due corrispondenti, che si rividero a Roma nel 1929 ed a Silvi nel giugno 1934 nella 'gaia civettuola casa' dove l'amico genovese trascorse "due felici sereni indimenticabili giorni", sfociò presto in una sincera amicizia. Il Parodi, fiero di considerare Umberto fra i suoi amici più cari e preziosi, offre protezione e consigli al nipote di questi Gelasio, futuro sindaco di Genova nel primo dopoguerra, che nel 1925 si appresta diciottenne a lasciare Teramo per salire a Genova dove inizia gli studi universitari; offre il suo aiuto quando questi, appena laureatosi nel 1930, partecipa ad un concorso presso la Cassa di Risparmio di Genova; offre disponibilità per favorire l'attività commerciale dei fratelli di Umberto, che gestiscono una ferramenta a Teramo. Il Parodi d'altro canto può fare affidamento sulla disponibilità di Umberto, al quale il genovese si rivolge spesso per la cura di alcuni aspetti dei rapporti commerciali che la 'Moto Guzzi' ha nel chietino, dove Umberto prestò nella fine degli anni venti gli ultimi anni di servizio nella Guardia di Finanza. In occasione del trofeo motociclistico dello 'Scudo d'Abruzzo' nel 1934, Umberto mise anche a disposizione la sua casa di Silvi come quartier generale della Moto Guzzi, che partecipava alla popolare competizione di quegli anni.
       Con l'ingresso in guerra dell'Italia gli argomenti di conversazione legati al lavoro lasciano il posto a quelli sui destini della vicenda bellica e della patria, anche perché il Parodi, ormai in età avanzata, ha progressivamente lasciato subentrare i figli nella conduzione delle attività. Idee, pensieri, impressioni e speranze di quegli anni intensi e difficili vengono esternati dal Parodi all'amico teramano, che egli ritiene come 'altro sé stesso': le iniziali illusioni nella certezza di una vittoria lampo dell'Italia nel conflitto, le angosce per le incursioni aeree sul capoluogo ligure, le minacce di sfollamento, e soprattutto le peripezie e le preoccupazioni per l'adorato figlio Giorgio, impegnato in incursioni aeree compiute in Francia, riguardo le quali Emanuele Parodi si sofferma a lungo nelle lettere.
       A Tolone, nel giugno 1940, per un avaria dell'aereo Giorgio fu costretto a compiere un atterraggio di emergenza a Nizza dove, con un braccio spezzato, venne fatto prigioniero. Presto rilasciato, ritornò nella sua Genova. L'Italia era da poco entrata in guerra (si era nel settembre 1940), ma il padre confidava nella certezza di una pronta conclusione: "Mio figlio Giorgio per raggiungere la guarnigione ne avrà ancora per tre mesi. E' quindi escluso che egli possa ancora partecipare alla guerra, dacché essa sarà senza dubbio finita prima e colla nostra sfolgorante vittoria". Giorgio Parodi tornò invece a compiere le sue incursioni aeree, e nel luglio 1942, in partenza per la Marmarica, in un ben più grave incidente, l'esplosione di uno dei motori del trimotore gli portò via di netto l'occhio sinistro e lo ferì seriamente al viso. Nonostante il grave incidente e la menomazione, che costrinsero il pilota a diverse operazioni chirurgiche, Giorgio Parodi rifiutò l'esonero dal servizio come mutilato di guerra, ma continuò a prestarsi come addetto al comando di squadre aeree.
       I quasi venticinque anni di corrispondenza vennero chiusi proprio da Giorgio, che annunciò la morte del padre Emanuele, avvenuta il 13 aprile 1945.

Leggi le lettere...

Torna alla videata principale Umberto