Umberto Adamoli

Le lettere di Emanuele Parodi (1921-1945)
Terza parte: 1938-1945


[Prima parte: 1921-1929] - [Seconda parte: 1930-1937]




Genova, 5 Gennaio 1938, XV.

Carissimo Amico,
Non so se Suo fratello Federico verrà nuovamente a disturbare Lei per la divergenza finanziaria che ha con me. D'altra parte io devo pur prevedere questo suo passo, ed è quindi mio dovere di prevernirlo informandoLa io stesso.
Dopo una serie di inviti, consigli e anche minaccie, ho dovuto decidermi a farlo citare, come da copia acclusa, nella speranza di svegliarlo e indurlo a continuare a fare il suo dovere, come aveva principiato a fare.
Io trovo che egli, pur essendo uomo onesto e desideroso di fare buona figura, manchi dell'energia, della capacità e forse anche dell'ordine necessari per riuscirvi. D'altra parte, come Lei ben comprende, io non posso passivamente rinunziare a un capitale così forte senza prima avere tentato ogni mezzo per ricuperarlo.
Inutile Le ripeta che io non accetterò mai da Lei personalmente un centesimo, dal momento che questo è stato un affare in cui mi sono immischiato per mia spontanea volontà, senza alcuna pressione di chichessia e completamente all'insaputa di Lei. Conseguentemente se io accettassi da Lei qualsiasi sacrificio sarebbe semplicemente una mala azione, e credo anche la prima in mia vita.
Perciò quello che io Le scrivo costituisce un dovere per parte mia verso di Lei, data la nostra profonda e chiara amicizia, poiché giustamente Lei potrebbe addolorarsi se questo io non facessi.
Le domando assolutamente che Lei non se ne immischi né in un modo né nell'altro, e sarò anzi contento se Lei non ne parlerà affatto a Suo fratello.
Questa lettera è scritta, come detto in principio, per tenerLa a giorno di questa pratica soltanto se e nel caso in cui Suo fratello gliene parlasse.
Voglia gradire i miei cordiali saluti.
Parodi

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Genova, 8 Gennaio 1938, XV.

Carissimo Amico,
Nella mia ultima lettera, parlandoLe dell'incresciosa pendenza con Suo fratello, mi avvedo che ho trascurato di preoccuparmi di quello che a Lei stà più a cuore, vale a dire il Suo buon nome.
Le scrivo quindi appositamente per dirLe che Lei non deve avere alcun timore su questo punto, vale a dire che penso che come un fratello o un figlio non può vantarsi di avere altro fratello o il padre coperto di gloria, così nel caso inverso uno non può ritenersi affatto toccato nel suo onore se per disgrazia un membro della propria famiglia degenera.
Non tutti però la pensano così, e io devo preoccuparmi che Lei sia fra questi, come già del resto mi ha fatto anche capire quando la prima volta si dovette parlare fra di noi di questo argomento.
I miei atti legali contro Suo fratello, qualunque cosa avvenga, non andranno al di là della citazione di cui Le ho mandato copia. Si tratta di atto per modo di dire interno e che non può avere ripercussione di sorta sopra il buon nome degli Adamoli, una volta che esso è destinato, come lo è, a spegnersi così.
Ora La prego, se vuole farmi un altro grande piacere, di nulla rispondermi su questo argomento senonché accusare ricevuta delle mie lettere. Al resto penserò io direttamente con Suo fratello e Lei non dovrà essere immischiato né direttamente né indirettamente in questo fastidio.
Le rinnovo il mio profondo dispiacere per averLe dovuto ripetere questo dolore, ma posso anche assicurarLa che è questa l'ultima volta, qualunque sia la soluzione di questo sospeso.
Suo aff.mo
Parodi

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Genova, 17 Settembre 1938, XVI.

Caro Amico,
Sono molto lieto di aver trovato qui al mio ritorno la vostra cartolina. Certo non vi è bisogno degli scritti per ricordarsi reciprocamente: fa sempre però piacere il dirlo, tanto è vero che anch'io ho sentito il bisogno di mandarvi un saluto dal mio viaggio in Brasile.
Ho letto con entusiasmo il vostro magnifico articolo, e vi ringrazio molto di avermelo mandato. Anche molto grato vi sarò se continuerete a segnalarmi tutto quello che riguarda voi e la vostra indefessa opera di patriota, perché la soddisfazione vostra deve essere anche la mia.
Sempre avanti.
Tanti cordiali saluti a voi e famiglia
Parodi

Mi rallegro anche per il monumento, dal quale si vede che la vostra genialità emerge in tutti i campi.

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4/8/XVII

Caro Amico, è tempo che ti risponda e ti ringrazi del giornale e ti dica la mia ammirazione per quanto hai scritto nell'una e nell'altro.
Il tuo giudizio sui tedeschi è perfetto. Si vede che sei osservatore e conoscitore profondo come sei abile scrittore che con poche parole scolpisce il carattere di una popolo e ne fissa magistralmente il contrasto col nostro.
Purtroppo per il nostro, hai ragione e noi siamo ben lontani da quello spirito di disciplina. Io sono stato da giovane un anno in Germani ed ancora oggi è vivo in me il ricordo delle doti di quel grande popolo. Noi però col nostro intuito, il nostro ingegno, la nostra natura pronta ed elastica abbiamo quello che in gran parte ad esso manca, per cui finiamo col completarci a vicenda. Le nostre nuove generazioni poi avranno e disciplina e pulizia...
Sì, il Parodi del Raduno è mio figlio ed è stato come sempre un leone. Ti ringrazio molto ed egli pure che ha letta la tua bella lettera.
Mi spiace che tu debba anche sacrificare al tuo spirito di sacrifizio il tuo delizioso Silvi. Meno male che il 15 è vicino...
Grazie pel "tu". Vedi come viene naturale. Ciao
aff. Parodi

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13/9/XVII

Caro Amico,
Ciò che fa piacere si ode o si legge ripetutamente con sempre più grande soddisfazione, e così è stato col tuo ultimo scritto.
La tua offerta della tua gaia civettuola casa a Silvi è generosa e geniale, degna di te e del tuo nobile animo. Te ne ringrazio profondamente. Ma non ne profitto perché non mi allontano da Genova.
Il tuo ultimo periodo mi dà i brividi. Sono sempre più fiero di esserti amico. La occasione della mitragliatrice la credo ancora lontana, ma mi sembra essere certo però che verrà e tu contribuirai a dare la dovuta lezione da par tuo a chi vorrebbe eternare per la nostra gloriosa Patria la parte di vassalla.
Sì, i tedeschi si dimostrano eccezionali.
tuo aff. Parodi

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Genova, 18 Dicembre 1939, XVIII.

Carissimi Amico,
Non sono assuefatto a raccontare le mie magagne al prossimo, e tanto meno ai cari amici come te, e questo per non addolorarti inutilmente o per farmi poco seriamente compassionare, ma questa volta devo dirti che sono stato una ventina di giorni ammalato e convalescente per una brutta bronchite, che fortunatamente ho potuto vincere ma che mi ha lasciato ancora oggi abbastanza debole. E devo scriverti questo mio personale pettegolezzo perché, come immaginerai, sono mortificatissimo di non avere risposto subito a una lettera come la tua, intendo quella del 19 scorso.
Avrei anche voluto tentare di scriverti qualche cosa su quanto mi chiedi, ma per fare ciò occorrevano e occorrono contatti che, appunto per il mio stato di salute, non ho potuto prendere.
La tua lettera suddetta è oggi però assorbita dalla splendente notizia che mi hai mandata della tua nomina a Podestà. Non comprendo come tale notizia, così bella per me, abbia messo ben sei giorni ad arrivarmi, perché essa porta la data del 12 (non ho potuto decifrare quella del timbro postale). Il fatto è però che, appena lettala, non ho potuto proprio trattenermi e ti ho telegrafato la mia grande soddisfazione.
E' una grande fortuna per una città di avere a capo un uomo come sei tu, del quale non si sa se maggiore merito siano le innumerevoli doti dell'uomo, del combattente e del cittadino, oppure l'insuperabile modestia.
Per il bene che io ti voglio, mentre ti rinnovo le mie vivissime congratulazioni, spero però che non ti butti a capofitto nel lavoro che un simile incarico comporta, perché se vuoi veramente portare al tuo paese l'utilità che da te emana, bisogna che tu pensi prima di tutto a non sopravalutare la tua resistenza fisica, pur così forte.
Quando avrò un po' più di tempo e avrò il cervello meglio disposto, mi riservo di scriverti ancora per dirti se e quando posso venire a salutarti e a parlarti, cosa che sarebbe certamente un grandissimo reciproco piacere. D'altra parte penso però che colla carica di Podestà sulle spalle il tuo tempo non sarà più a tua disposizione come nei due felici sereni indimenticabili giorni di Silvi.
Con affetto ti abbraccio.
Parodi

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14.VI.XVIII

Amico caro, non tardo un minuto a risponderti. Doppiamente commosso e per la tua vibrante parola di esaltazione della nostra Italia, e per la tua generosa, pronta nobile offerta di ospitalità.
Spero e temo che la tua domanda di partire sia accettata, ma non credo riuscirai. A mio figlio (n. 2) alpino del 901 hanno risposto che in questa guerra non si accettano volontari (l'altro figlio n. 1, pilota è già stato 2 volte su Tolone).
Anche questa volta poi devo declinare il piacere di godermi la tua casa di Silvi, soggiorno ideale. Io devo rimanere qui per i miei affari che prevedo di restare solo a dirigere perché anche l'altro figlio, il mio direttore e qualche impiegato andranno.
Mia moglie non si sogna neanche di allontanarsi da me. Ordine di sfollamento non può venire per Genova. Non mi resta che ringraziarti profondamente.
Gli allarmi si susseguono abbastanza spesso e le sparatorie pure. Siamo ormai allenati e ci pare di dare così il nostro tributo morale a chi rischia la vita.
tuo sempre più affezionato
Parodi

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Genova 28/6/1940. XVIII

Carissimo amico,
da diversi giorni ho davanti a me la elettrizzante lettera del 21 corr., ed è ormai tempo che ti ringrazi sotto tutti gli aspetti di quanto mi hai scritto.
Mi spiace molto che tu sia costretto a rinunziare alla tua partecipazione attiva alla guerra seguendo le tue tradizioni ed il tuo entusiasmo. Sotto un punto di vista, la tua rinunzia è anch'essa però prova di dedizione ed affetto alla Patria.
Ti ringrazio anche di quanto dici per mio figlio. Disgraziatamente la sorte, questa volta, non lo ha favorito, perché dopo tre bombardamenti compiuti su Tolone, l'apparecchio lo ha tradito ed ha dovuto atterrare a Nizza avendo invano tentato di raggiungere l'Italia. E' stato fatto prigioniero. Sta bene: solo una lieve scottatura, probabilmente nell'incendiare l'apparecchio ed ora, dopo la firma dell'armistizio lo aspettiamo fra noi tra una settimana circa.
Purtroppo, non ho occasione di andare a Roma, prossimamente: se fosse altro momento ti direi che ci vado a posta per incontrarci, ma adesso questo mi riesce un po' difficile anche per i treni perché attualmente da quì a Roma di treni attuali non ve n'è che uno e chissà come sarà affollato.
Ad ogni modo, se puoi dirmi con precisione quando vai, non escludo di poterci venire malgrado tutto.
Arrivederci caro Umberto, è veramente una gioia di averti per amico.
aff.mo Parodi

P.S.
Mi fai il piacere di dirmi dove posso ordinare della carta da lettere uguale alla tua. Sarei molto contento di usarla anch'io.

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Genova, 9 Luglio 1940 XVIII

Carissimo Amico,
ho ricevuto la tua del 2. Ho atteso qualche giorno più del necessario per risponderti. Sono stato piuttosto frenetico per mio figlio il quale soltanto da tre giorni è arrivato a Genova e ricoverato d'urgenza in una Clinica. Ciò che à passato dal 15 Giugno, giorno del gran bombardamento a Tolone e del suo ferimento non è possibile a descriversi in una lettera. Ne farò argomento di racconto a voce quando potremo incontrarci.
Egli sta adesso soffrendo non tanto per le ferite, credo, quanto per la tremenda impressione che certamente agita ancora il suo spirito dopo quanto gli è accaduto. Dico credo perché dal suo stoicismo è difficile sapere qualche cosa anche se chi la domanda è un padre che lo adora... Comprendo benissimo il tuo stato d'animo e la specie di mortificazione che l'attuale tua posizione t'impone. Ma quando si à la coscienza che ài tu bisogna sapere anche soffrire quelle rinunzie che altri pagherebbero ingenti somme per non fare. Bisogna dunque che tu non ti lasci troppo impressionare se non puoi seguire come vorresti il tuo temperamento e il tuo desiderio di rischiare la vita per la Patria. Non bisogna mai forzare il destino.
Sotto ad un certo punto di vista ritengo e forse anche tu lo pensi che tu sei all'Italia più utile nel tuo posto attuale che sul campo di battaglia.
Ti ringrazio per tutto ciò che tu dici per mio figlio il quale sarà fiero di leggerlo non appena sarà in grado di farlo. Ti rassicuro però che la sua preziosissima vita non è in pericolo. Egli à una lieve ferita ad una gamba e un braccio spezzato ma anche quest'ultima è una ferita che non da preoccupazione per la sua guarigione.
Ti raccomando di avvertirmi se e quando ti muoverai. Io mantengo sempre vivissimo il desiderio di rivederti e a vittoria avvenuta credo che finirò col venire a trovarti davvero.
Ti ringrazio molto dell'indirizzo per la carta.
aff.mo Parodi

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Genova, 29 Agosto 1940 XVIII

Carissimo amico,
hai ragione, è troppo tempo che non ti scrivo pur avendo pensato molte volte a te durante questo tempo. Ma veramente sono stato a dismisura occupato per il succedersi di ferie che disorganizzano il mio lavoro, come del resto succede in tutte le Aziende. Devo subito aggiungere però che io sono ben lieto che tutti i miei collaboratori, a cominciare dai miei figli, le ferie se le prendano e se le godano, essendo questo per me maggior piacere che se godessi io stesso.
Abbiamo avuto in questi giorni i raduni, parate e movimenti dei baldi legionari del Littorio e ti assicuro che era uno spettacolo che dava i brividi vedere tanta giovinezza nel fulgore della sua potenza e del suo entusiasmo.
Mio figlio Giorgio va lentamente guarendo; ma finora ha tutta la parte, braccia e spalla, ingessata. L'altra ferita alla gamba è guarita. Il complesso del suo stato è ottimo. Si trova in montagna per non soffrire troppo il caldo e per sottrarsi anche alle troppe numerose visite che lo affaticavano molto. Ti mando la rivista "Motociclismo" che contiene un articolo veramente trionfale per lui e che descrive il suo temperamento e la sua condotta nella vita, in modo scultoreo. Certo lo leggerai volentieri, anche per il bene che mi vuoi.
Immagino quanto tu avrai saputo fare per la tua Teramo e credo la città ascriverà a fortuna di avere a capo un uomo del tuo dinamismo e della tua volontà. Ti auguro tutte le soddisfazioni che meriti, anche se non posso parlare di riconoscenza, perché questa è ormai diventata sempre più difficile e guai a chi ci fa assegnamento.
E' proprio un peccato che non abbiamo occasione mai d'incontrarci, e che in questi tempi il viaggiare sia così difficile. Ci vuole pazienza: frattanto noi arriveremo ben presto alla trionfale vittoria finale e allora tutto ritornerà nella pace della normalità della vita e anche dei viaggi, per modo che spero potrò finalmente venirti a trovare e stare un po' con te.
tuo aff.mo
Parodi

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9/9/XVIII

Amico caro, poco prima di lasciare Genova ho ricevuto il tuo vibrante scritto, che ho letto riletto e rileggo con commozione. Fra i tanti tuoi meriti hai anche quello di saper trovare le parole adatte ad esprimere a perfezione le tue sensazioni.
Mio figlio Giorgio per raggiungere la guarnigione ne avrà ancora per tre mesi. E' quindi escluso che egli possa ancora partecipare alla guerra, dacché essa sarà senza dubbio finita prima e colla nostra sfolgorante vittoria.
Tu non devi rammaricarti tanto di non poter combattere in armi. Ho sentito che tutti i gerarchi che vi erano riusciti sono stati di imperio rinviati al loro posto di lotta per l'ordine la ubbidienza e la disciplina del popolo. Se non ci foste voi a dirigere che ne sarebbe mai di questo meraviglioso nostro popolo ma così indisciplinato, così poco tedesco per usare la tua tipica lineare espressione?
Se la tua opera passiva di combattente ti costa sacrificio, tanto maggiore il tuo merito.
Sono qui [Acqui Terme] per una diecina di giorni per cura preventiva a malanni di vecchiaia, ma più di tutto per riposarmi un poco, ho avuto un lavoro duro in questi ultimi mesi.
Con indescrivibile soddisfazione leggo i nostri comunicati di guerra.
Viva Mussolini!
tuo aff.
Parodi

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Genova, 4 Dicembre 1940, XIX

Amico carissimo,
ho ricevuto da qualche giorno l'opuscolo del Sacerdote De Martinis nel quale la tua nobile figura viene messa così splendidamente in evidenza.
Ti ho già detto altre volte che io sono felice tutte le volte che tu mi metti in grado di constatare la tua esaltazione per opera di terze persone e quindi non posso che ringraziarti vivamente della gioia che mi hai procurato anche col mandarmi questa pubblicazione.
Essa è anche più simpatica e più importante perché accoppia così bene il sentimento patriottico con quello religioso, formando in tal modo la base incrollabile dell'attuale ordine di cose e del Fascismo che ne è stato il creatore e che ne è l'animatore.
Mio caro amico, io spero che nella grande opera a cui tu ti stai dedicando, tu possa raccogliere le soddisfazioni personali che dovrebbero di diritto spettarti, ma anche se ciò non fosse, io conosco abbastanza il tuo carattere per sapere che a te basterà di avere compiuto il tuo dovere sotto tutti gli aspetti, senza aspettare né elogi né ringraziamenti da chichessia.
Viva Mussolini!
Parodi

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Caro Amico. In questa occasione non poteva naturalmente mancare la tua parola di fede e di certezza. Ti ringrazio di cuore.
Noi stiamo tutti bene e a dire il vero poca impressione abbiamo avuta da questa selvaggia azione.
Però l'animo è esacerbato e la sete di vendetta e di castigo è imperiosa.
Per questo le tue profetiche virili parole sono un balsamo ed una gioia che va diritta al cuore.
Anch'io conto di scriverti la prossima volta con animo rinfrancato dai successi dei nostri valorosi combattimenti, successi che devono verificarsi e che faranno presto a darci la gioia della Vittoria.
Intanto le autorità stanno provvedendo ad evitare che Genova possa trovarsi un'altra volta indifesa.
In alto i cuori
tuo aff.mo
Parodi

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Genova, 20 Febbraio 1941, XIX

Carissimo amico,
devi scusarmi se rispondo soltanto oggi al tuo fremente scritto.
E' andata così, che avendolo portato a casa perché la mia famiglia la leggesse e si facesse un'idea esatta del tuo grande cuore e del tuo altrettanto grande patriottismo, esso è andato a finire con altre carte e, soltanto ieri, lo ho rintracciato.
Noi stiamo tutti bene ed anche i miei numerosi parenti sono incolumi, tanto di salute quanto di beni.
E' stata una nuova prova, veramente un po' dura, ma che non può scuotere i nostri nervi e tanto meno la nostra sicurezza nella vittoria.
Sono molto lieto degli apprezzamenti che tu fai sul momento attuale e ho anch'io la convinzione, anche se basata forse sul vivo desiderio, che le cose abbiano molto presto a cambiare radicalmente, anche per ciò che si riferisce ai risultati del valore straordinario dei nostri soldati di cui essi danno giornalmente prova.
E speriamo dunque che presto arrivi il giorno della nostra incomprimibile gioia.
tuo affezionatissimo
Parodi

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Genova, 2 Giugno 1941 XIX

Amico carissimo
ho tardato anche troppo a risponderti ed a ringraziarti. Le informazioni che mi hai mandato sono un documento molto interessante e molto importante per mio figlio, e questo posso dire ora perché ieri ho potuto incontrarlo in una sua visita in licenza, e me ne ha parlato. Anch'egli ti ringrazia e mi dice quanto è stata felice l'idea di ricorrere a te perché difficilmente particolari così importanti e così delicati si sarebbero potuti trovare altrimenti.
La sua mano continua a migliorare ma finora è tutt'altro che guarita. Con tutto ciò è suoi tiri con gli Stukas hanno già raggiunto una esattezza tale da poter essere confrontati coi migliori altri piloti.
Sono d'accordo con l'ultimo periodo del tuo scritto sul popolo tedesco, ciò che non è nuovo, e sull'esito della guerra che io spero si concluda anche prima di quanto generalmente si prevede.
Ho tanta voglia di rivederti ma ormai io viaggio molto poco, forse anche un po' per i tempi difficili, e per i disagi a cui i viaggi sono collegati.
E' un desiderio però che, prima o dopo, dovrò soddisfare.
tuo affezionato
Parodi

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Genova, 25 Luglio 1942, XX.

Caro Amico,
Sì, è un tempo lungo da che non ci scriviamo. Ho pensato a te molte volte, come vi penserò sempre, perché l'affetto e la riconoscenza che mi legano a te non possono essere diminuiti da un silenzio epistolare più o meno lungo.
Infatti hai ragione: nessuna nuova, buona nuova. Questo in via relativa, perché io chiamo buona nuova che mio figlio Giorgio abbia potuto salvare la sua vita in un altro incidente guerresco. Questa volta si tratta di un motore che è scoppiato su un trimotore da lui pilotato mentre stava partendo per la Marmarica. Egli è stato investito da una scheggia al viso, che gli ha portato via netto l'occhio sinistro e lo ha ferito abbastanza seriamente al viso, con perdita anche di due denti. Come vedi, ce n'era tanto da mandarlo al mondo di là. Invece, dopo una serie di peripezie, egli è ora qui con sua moglie e il suo bambino, con un occhio di meno ma in piena salute perché guarito della cicatrice al viso abbastanza bene. Questo suo riposo, suffragato da una licenza di tre mesi, lo mette anche in grado di rimettersi in forse, avendo perduto nell'incidente molto sangue.
Anche in quest'ultima occasione egli ha dato prova del suo ardimento, collegato a sangue freddo eccezionale, perché malgrado fosse ferito seriamente ha dato indicazioni sufficienti al suo secondo pilota per andare a rintracciare tre suoi compagni che erano sperduti nel deserto, e che hanno potuto così essere salvati.
Come vedi, ti ho parlato di lui abbastanza, ma è questo uno sfogo che fa bene al mio cuore di padre e alla mia fierezza di avere nella mia famiglia un combattente della sua forza.
Sì, sono anch'io del parere che i giorni per i nostri nemici siano contati. Aspetto con ansia lo sviluppo della nostra marcia in Egitto, che certamente niente e nessuno potrà arrestare.
Non parliamo poi delle altre posizioni, dove dappertutto ci troviamo in condizioni più che favorevoli.
So benissimo che tu avresti desiderato di essere in questi momenti a combattere, continuando le tue tradizioni. Però anche il lavoro che stai facendo adesso è necessario alla vita della Nazione, ed è una fortuna che ad esso possano essere adibiti uomini come te.
Appena la vittoria sarà conseguita dovrò venire e verrò a rivederti.
aff.
Parodi

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26.X.XX

Amico caro, avrei potuto prevenire la tua ansia, conseguenza logica del bene che ci vogliamo. E mi spiace non averlo fatto.
Anche questa volta, anzi queste due volte nessun danno a persone o a cose, né alla mia famiglia né ai miei numerosi parenti. Il sentimento che suscitano queste barbare azioni non è certo di abbattimento, bensì di collera di odio e di castigo. E l'avranno!
Non ci vediamo mai, mio caro carissimo amico, quanto desidero rivederti, lo devi sentire, per ora mi contento di scrivertelo.
Chissà che colossale lavoro avrai!
Ciao amico.
Parodi

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2.XI.XX

Carissimo Amico, anch'io ringrazio te per la pronta risposta. Giorgio entra domani all'Istituto Mutilati del Viso di Milano per tentare con una seconda operazione di far sparire le sue cicatrici. Poi credo anderà a Mantova per farsi una terza volta operare al braccio nella speranza di poter acquistare la piena articolazione della mano. Conciato come è penso che non sarà più combattente. Infatti si era presentato in questi giorni all'Aeroporto di Aviano, donde però lo hanno mandato... all'Ospedale...
Io ho l'orgoglio di avere anche diversi nipoti che si battono per la Patria, mi pare sei. Uno di loro si è immolato in Settembre in Marmarica, med. d'argento sul campo! Questi sono i nostri gloriosi sacrifici ma la gloria è più forte del dolore.
Anch'io sono e sarò orgoglioso di avere te come grande amico
Parodi

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Genova, 8.1.1943/XXI

Carissimo Amico,
ho ricevuto regolarmente il tuo scritto del 26 Dicembre u.s., che ho letto col solito fremito di entusiasmo, nel vedere quanto tu stai facendo per gli sfollati, e specialmente per quelli provenienti dalla nostra martoriata città.
Naturalmente, la riconoscenza che hai avuto, e della quale non ti hanno fatto mistero, sarà stata il miglior compagno. Del resto, per noi uomini di fede, il bene non si fa per la gratitudine, ma principalmente per la soddisfazione del nostro animo.
Anch'io voglio ringraziarti di quello che hai fatto, e specialmente per i genovesi.
Ieri poi mi è giunto il "Giornale d'Italia" che tu mi hai spedito. Teramo si deve essere ben distinta, se un giornale di tale forza ha potuto dedicare tanto spazio alle Vostre benemerenze. Ma l'invio del giornale ha avuto anche un'altra ripercussione sul mio animo, ed è che io che ti sono da tanti anni amico, non credo di poter lasciar passare questa occasione senza portare il mio modesto contributo alle tante opere assistenziali che tu stai curando con cuore magnanimo.
E' per questo che ti mano le unite Lire 2.000.=, e per facilitartene la destinazione, precisamente in seguito a quanto ho letto in tale articolo, esprimerei il desiderio che 1000 Lire tu le volessi dare alla tua Casa della Madre e del Bambino, lasciandoti libero, per le altre 1000, di darle alla stessa Istituzione, od impiegarle per l'aiuto di sfollati o ad altri che tu sapessi essere maggiormente bisognosi.
A proposito poi di questa occasione di cui profitto, ti prego di ricordarti di me senza timore, se ti capita di potermi far concorrere a qualche opera buona. Questo è il modo di provare veramente la profonda amicizia che ci lega, e deploro soltanto di non aver potuto mai prima d'ora dimostrartela anche in questo modo.
Sono quindi certo che mi porgerai l'occasione di rimediare al passato, perché quanto ti scrivo ora risponde alla mia intima convinzione, ed al mio sincero desiderio.
Ti abbraccio affettuosamente.
Parodi

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19-1-XXI

Mio caro Amico,
Scusa se non ti ho risposto subito. Sono stato in giro ed ho letta la tua bellissima commovente lettera con grande ritardo.
Ti lascio piena facoltà di disporre della cifra come credi. Ti ammiro per quanto fai. Se un grande Italiano.
Con vivo affetto.
Parodi

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S.M. 8-5-XXI

Caro Amico, scusa se solo oggi ti mando le mie più vive grazie per le tue nobilissime parole a proposito della medaglia a mio figlio. Anche lui mi ha pregato di dirti la sua gratitudine. Fra giorni ti manderò una Rivista "Motociclismo" ove potrai leggere la apologia della sua vita eroica.
L'odierno Bollettino non fiacca né il mio coraggio né la mia certezza. Aspettiamo con immutata fede!
aff. tuo
Parodi

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Santa Margherita, 16/6 43 XXI

AMICO CARISSIMO
E' tempo che risponda alla tua mirabile lettera che tante volte ho riletto. Solo un'anima forte, una versa tempra di grande italiano può scrivere così! Ti ringrazio anche a nome di mio figlio che legge le tue lettere collo stesso mio entusiasmo. Lo ho accompagnato il 10 corr. alla solenne cerimonia per la consegna del distintivo di Mutilato, e puoi immaginare i miei brividi di commozione e di fierezza.
Colle sue due mutilazioni, la commissione militare lo aveva proposto l'altro giorno a Torino per l'esonero che egli ha sdegnosamente rifiutato, affermando e insistendo che egli anche così e anche senza volare poteva ancora servire la Patria. Gli hanno dato allora due mesi di licenza e certo dopo lo assegneranno a qualche Aerodromo.
Comprendo la tua nobile e maschia nostalgia del fronte, però a te incombono obblighi altrettanto gravi e seri, ed è appunto per questo che la tua missione attuale nella vita della nazione è ancora più meritoria, e benemerita.
Passiamo momenti eroici, e, sorretti dalla certezza del nostro trionfo finale, guardiamo impavidi l'avvenire della nostra Patria la quale saprà spazzare e sprezzare ogni tentativo di scalfire il nostro spirito.
Mio carissimo, quale piacere poter in questi momenti poter scambiare le proprie idee impressioni e sentimenti con un'altro sé stesso, come tu sei per me!
Ora e sempre, Viva l'Italia
Parodi

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SANTA M.M. 16/8 43

Mio caro Amico

In questi duri momenti, scambiare idee, pensieri, impressioni, speranze con persone care colle quali si ha comune il sentimento e la convinzione, è un vero sollievo, una felicità. Ecco perché ti ringrazio commosso per la tua forte vibrante lettera che mi va al cuore, perché è l'eco della mia anima addolorata, ma non doma.
Ed ecco perché ti rispondo appena la ho ricevuta, obbedendo ad un imperioso bisogno dell'animo assetato di parlare con uno che pensa e crede e spera al pari di me!
E' giusto, è sereno il tuo giudizio sulle vicende politiche, il dolore però e la delusione che io ed i miei figli abbiamo provato è indescrivibile. La parola del RE pronta energica, dinamica, ha tracciata la nuova via, e fu una grande fortuna, così tutti sanno il loro dovere ed in noi non esiste titubanza. Questo non esclude però il grave colpo a ciò che costituiva una grande idealità, ed uno scossone al carattere degli italiani. Io ne sono ancora tutto sconvolto ma questo passerà perché ormai passa in ultima linea di fronte alla salvezza della Patria.
L'analogia coll'infausto Caporetto io la ho sempre dinanzi a me, e la vado predicando a tutte le mie conoscenze, alle quali non par vero di predire disastri e catastrofi, o disfattisti di pensare al peggio. Le mie apprensioni, i miei dubbi me li tengo nella strozza, ed in presenza mia non ammetto funebri previsioni.
Ed il conforto mio, l'unico, è che parlando di questo grandioso argomento è che la mia certezza nella Vittoria finisce davvero col prevalere, proprio come tu dici, perché non è possibile che gli italiani non siano anche questa volta degni della loro storia.
Ora meglio che mai, ricordo la tua famosissima lettera scritta al ritorno dalla Germania. La disciplina tedesca a nostro esempio!!
Mio figlio Giorgio ha ottenuto di rientrare nella sua adorata Arma come combattente, e si trova ora addetto al Comando di una squadra aerea dove compie numerose missioni, non però volando, bensì in treno, ed in motocicletta avendone fatta mandare una dal nostro stabilimento di Mandello che gli è, come puoi immaginare, utilissima.
Ora che ho scritto a te, mi sento soddisfatto, e ti ringrazio di avermi data questa serena patriottica soddisfazione.
Possiamo ben dire noi due: In alto i cuori!
tuo affezionato
Parodi

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13.XI.XXI

Amico caro, grazie del tuo scritto con rinnovata offerta ospitale. Mia moglie si è trasferita a Santa Margherita ed io sto con lei più che posso. Siamo quindi a posto.
Condivido quanto tu pensi e dici, questi sono episodi, la Vittoria non ci sfuggirà!
Dal profondo del cuore ti ringrazio. Ti abbraccio
Parodi

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S. M.ta 20/XII/XXI

Caro Amico
Grazie del tuo ricordo. Io sto bene e vivo in ansiosa ma fidente attesa delle notizie di guerra. Non ricordo se ti ho ringraziato della offertami ospitalità. Sei sempre così nobile e generoso. Credo che da qui non mi muovo, solo vado a Genova di tanto in tanto. Conservami, sempre, la tua cara preziosa amicizia. Appena vinta la guerra vengo a trovarti. Che gioia!
Parodi

mitt.
Em. Parodi
S.ta Margherita L.
Via Milite Ignoto 6

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Moto Guzzi - Mandello Lario 12/7/45

Caro Amico
ricevo Sua 20/5 indirizzata a Papà.
Sono contento delle Sue notizie buone, ma devo darle quella assai triste della scomparsa di Papà, avvenuta il 13 Aprile 1945.
Lei che aveva per lui tanto sincero affetto comprenderà il vuoto che egli ha lasciato fra noi.
Sia fatta la volontà di Dio che non ha voluto che Papà vivesse oltre la sua ora.
Mi creda
aff.
Giorgio Parodi

* * *



Mandello 16/8/45

Carissimo Amico
ho ricevuto la Sua lettera e Le sono molto grato dell'alto e nobile pensiero che Lei rivolge alla memoria del mio caro Papà.
A nome di tutti i miei cari, specialmente di mia madre, La ringrazio dal più profondo del cuore.
La sua scomparsa è stata per tutti noi un colpo durissimo, ma i successivi avvenimenti ci hanno fatto piegare pensosi la fronte di fronte alla suprema volontà di Dio.
Grazie ancora caro Amico e mi creda il Suo aff.mo
Giorgio Parodi

* * *



14/X [1945?]

Gent.mo Sign. Adamoli

Grazie delle sue due lettere e del suo cortese continuo interessamento.
Le ritorno lettere dell'avv. Nanni.
Spero non dovremo più disturbare Lei.
Grazie ancora, e la prego gradire i miei saluti migliori.

Giorgio Parodi


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