Siti da leggere - Pagine di storia: la Prima Guerra Mondiale

Scambio di corrispondenza con il Tenente Colonnello Pietro Capietti (1951-1952)

BANCA COMMERCIALE ITALIANA
DIREZIONE GENERALE

Milano 22 agosto 1951

Egregio e caro Colonnello,
Ad Asiago ebbi occasione di conoscere suo nipote Sig. Gelasio: l'occasione si è presentata in modo del tutto particolare, come già ne sarà a conoscenza, ed insieme abbiamo fatto una gita al Costesin.
Non so se Ella mi ricorda: nei giorni del Maggio 1916 ero A.M. in 2.a del 2. Battaglione del 161 R.F. e quando il Maggiore Armellini lasciò il Comando del Battaglione per ferita, assunsi il Comando della 6. Compagnia ridotta a poche decine di uomini e ad un aspirante, ed il Colonnello Rossi del 162. che comandava la protezione di quota 1528 mi incaricò della difesa dell'estrema destra destinandomi in appoggio una mitragliatrice, l'unica che era rimasta e che poi colpita da artiglieria divenne inservibile.
Nel tardo pomeriggio di quel memorabile giorno, quando già, sfondato il settore di Marcai avevano visto dalla nostra quota sfilare i battaglioni austriaci verso il Termine, il Colonnello Rossi approfittando della nebbia decise di ritirarsi sul Mandrielle mi lasciò coi miei uomini a estrema difesa per coprire la ritirata del grosso, sostenuto dalla mitragliatrice del reparto da Lei comandato.
Le ho esposto tali particolari perché Ella possa più facilmente individuarmi. E' in me sempre vivo il ricordo dei momenti trascorsi sulla posizione prima di ritirarmi e rivedo il gruppo di austriaci che raggiunto le trincee avanzate, ormai sguarnite, di truppa sventolarono il berretto al grido di "urrah" alcuni caddero sotto il fuoco di fucileria e più della mitragliatrice, altri ripiegarono subito dietro il costone al coperto.
Da quel giorno non ci siamo più rivisti che ad Asiago in occasione dell'inaugurazione del Monumento eretto a Vezzena per iniziativa dell'indimenticabile Generale Murari Brà.
Come spiegai a Suo nipote detto monumento per le intemperie e per incuria del Comune di Levico che l'aveva in consegna andava in rovina, e nel 1938 presi l'iniziativa per il suo rifacimento utilizzando le parti ed il materiale recuperabile, trasportandolo sulla strada e dandogli una struttura più robusta.
Lo inaugurammo nel giugno 1939 e salvo uno sfregio per fortuna di non grave entità è tutt'ora in ottime condizioni e si presenta quale lo desiderammo. Se avessi conosciuto il suo indirizzo l'avrei informato: Ella forse non sarebbe mancato al raduno che organizzai in tale circostanza e che riuscì oltre ogni previsione dato che intervennero circa 150 ex ufficiali e soldati da ogni parte d'Italia.
A parte, ritenendo farle cosa gradita Le invio una fotografia del nuovo monumento augurandovi di aver presto occasione di rivederla per rievocare con Lei il nostro passato di gioventù (che se ne è andata) e di fede che invece è rimasta intatta... Le porgo cordialissimi saluti ed un affezionato abbraccio.
suo Capietti

* * *



Teramo, 26 agosto 1951

Caro Capietti,
non modifichiamo lo spirito di cameratismo, che ci sorreggeva e che ci confortava in guerra, dinanzi alla morte. Consideriamoci ancora fratelli, come nelle epiche giornate del Costesin, delle quali molti, amici e nemici, hanno parlato con ammirazione. Resistenza davvero meravigliosa, quando su di noi, come ricorderai, si sparava anche con i 420. Completo i tuoi ricordi. Il giorno 7 gennaio 1916 io fui ferito, piuttosto gravemente, al ponte di S. Colombano, nei pressi di Rovereto, mentre ero aggregato all'80. fanteria, in una nostra azione offensiva. Torvano al fronte dopo tre mesi di ospedale, e trovavo la mia Sezione mitragliatrici a Cima Norre, precisamente alla dipendenza del battaglione comandato dal maggiore Armellini. E là forse noi ci conoscemmo. Rammento benissimo l'aiutante maggiore di quel bel battaglione. Io ero, con la Sezione, in una posizione infelicissima, una specie di Milegrobe, chiamata, se non erro, i Roccini, nei pressi, e quasi al rovescio del forte Luserna. Gli austriaci erano a pochi passi. Rammenti?
Quando lasciammo Cima Norre, fui mandato a sostegno della compagnia che era appunto a Milegobre, ma dietro ad essa di circa 400 metri. Il battaglione era comandato dal T. Colonnello Rossi Luigi, che io ricordo sempre con ammirazione.
Quando quella compagnia, come si prevedeva, fu distrutta, dinanzi agli austriaci, per fortuna, restai soltanto io, per tutta la notte.
Successivamente, mente gli avvenimenti incalzavano, fui destinato, con il maggiore Razzetti Ermanno, prode ufficiale, allo sbarramento di Valmorta, per tenere a bada i nemici, che vi facevano ressa. Là mi pervenne l'ordine, che io conservo religiosamente, nel pomeriggio del giorno 20 di raggiungere subito quota 1529 del Costesin difeso dalle truppe del Col. Rossi, già duramente provate. Vi giunsi tra il più terribile dei bombardamenti, tanto che il colonnello Basso, quando passai dinanzi al suo comando-ricovero, voleva che non proseguissi. Me la cavai abbastanza bene. Non perdetti, lungo il cammino, che due uomini soltanto.
Nella notte dal 20 al 21 fui dinanzi al blochaus n. 1 allo scoperto, per tenere la vallata sottostante sotto il tiro delle mie mitragliatrici. Da là, nella notte, gli austriaci, cercavano di raggiungere le nostre posizioni. Sul fare del giorno, poiché il nemico aveva nel frattempo occupato, purtroppo, il blochaus n. 2, il Rossi m'ordinava di spostarmi un po' a destra, e fu così che mi trovai proprio su la quota 1528.
Tutto il resto ti è noto. Non so però se ti sia noto, nella piena verità, il momento tragico, in cui la mia Sezione ebbe a far rifulgere tutto il suo valore. Il panico è terribile in guerra. Ed i soldati che erano con me, non tutti della brigata Ivrea, furono presi proprio da questo panico, quando i teschi, superata la resistenza sulla nostra sinistra, ci attaccavano, improvvisamente, alle spalle, con truppa numerosa e scelta. Respinsi l'attacco, sanguinosamente, con i pochi miei uomini, e con le due mitragliatrici, una delle quali manovrata da me. Ebbi pure a fare, in quell'occasione molti prigionieri.
Appena dopo quest'azione gloriosa, vidi giungere, dalla destra un maggiore, il quale, invece di compiacersi della nostra condotta, rimproverava un mio soldato, per avere strangolato, in un terribile corpo a corpo, un cadetto austriaco. Lo vidi poi proseguire e comparire dalla parte del terreno già occupato dal nemico. Chi mai poteva essere questo maggiore? Forse doveva appartenere a quei reparti, non della brigata Ivrea, che io vidi passare al nemico, con le mani in alto, giù, nel piano del Vezzena. M'apparve, certo, il suo contegno, molto misterioso. Poteva essere anche un ufficiale austriaco, vestito con la nostra divisa.
Rammento pure il nostro ripiegamento, di cui tu parli, e l'attacco di sorpresa subito nel bosco di Camposà, nell'oscurità della notte.
E tante altre cose rammento, e i bravi ufficiali dell'Ivrea, caduti eroicamente, in quella memorabile battaglia. Tra essi il maggiore Malvani, con il quale fui, per breve tempo, alla difesa della Val Sincella. Povero maggiore. Dopo un momento d'incertezza, quasi di smarrimento, si gettava, poi, tra i nemici, facendo una morte da eroe.
Mi fermo, poiché la macchina mi prende la mano. Parleremo del resto a voce. Ora che so il tuo indirizzo, certamente ci ritroveremo. Noi ci possiamo considerare i superstiti di quella schiera sacra, che in un momento di grave pericolo per la patria, ebbe a rimanere salda, sul posto della morte. Il ritrovarsi è come di chi esce dalla tomba alla vita. Mio nipote Gelasio m'ha parlato di tutte le tue cortesie, e m'ha parlato di te con entusiasmo.
Ti ringrazio del tuo buon ricordo e della fotografia del monumento rinnovato a Vezzena.
In ricambio t'invio un mio libro, su l'occupazione di Teramo, da parte dei Tedeschi, mentre io ero Podestà. Vi ritroverai un po' lo spirito del combattente del Costesin, se avrai la compiacenza di leggerlo.
Mi compiaccio dell'alto posto da te oggi occupato. Entro la settimana andrò a Como. Nel ripassare da Milano mi fermerò per qualche ora, per venire a riabbracciarti. Spero di trovarti. Ad ogni modo ti scriverò, prima di muovermi, dalla Valsassina, dove andrò.
Gli anni sono passati, e molti, è vero, ma i Combattenti del Costesin rimangono sempre giovani, anche nel fisico, pronti ancora a combattere per i santi ideali umani e di patria.
Ti abbraccio caramente.


* * *


rag. Pietro CAPIETTI
v.le Bianca Maria, 27
Milano

Milano, 2 settembre 1952.

Carissimo ADAMOLI,
ho ricevuto, a suo tempo, la tua affettuosa e cara lettera e mi spiacque della tua impossibilità di venire ad Asiago per rivedere quei luoghi a noi tanto cari. Naturalmente non ho mancato di ricordarti tanto, particolarmente in ripetute gite nella conca di Vezzena. Mii sono soffermato a lungo sulla dorsale del Costesin e particolarmente a quota 1506, rievocando, tutto solo, le giornate gloriose del maggio 1916. Quanti ricordi! Visione di compagni caduti, eroismo quasi sconosciuto da parte di molti.
Ho tardato a risponderti perché volevo si concretasse definitivamente un'iniziativa presa nel maggio scorso con altri ex combattenti della Brigata "Ivrea" e particolarmente del 161. Reggimento Fanteria.
L'iniziativa è stata ora resa effettuabile.
Il 13-14-15 settembre avrà luogo un raduno di tal ex fanti, con gita a Vezzena. Finora abbiamo raccolto circa 40 adesioni, che spero aumenteranno di numero.
Mi sarebbe molto caro vederti fra di noi, perché proprio in quei luoghi tu hai vissuto quelle ore che valsero ai due Reggimenti della Brigata la medaglia al valore.
Non so se potrai procurarmi tale gioia: comunque, se ti fosse possibile, informami e provvederò nei tuoi riguardi sia per il pernottamento come per i pranzi, alle condizioni veramente di favore che mi sono state riservate. Attendo un tuo scritto e, nell'attesa, ti abbraccio affettuosamente.
Tuo Caprietti.

Molti cordiali saluti a tuo nipote Gelasio che ricordo con viva simpatia.

* * *


BANCA COMMERCIALE ITALIANA
DIREZIONE CENTRALE

Milano, 3/9 51

Carissimo Adamoli
Ho ricevuto la graditissima tua del 26 u.s. rievocante le gloriose giornate del Maggio 1916. I tuoi ricordi sono esattissimi: perfetta l'ubicazione della linea di difesa a Cima Norre con la posizione "trappola" delle "roccette" e con la sinistra che scendeva verso Casotto in Val d'Astico senza collegamento con la 35. Divisione la cui linea arrivava solo fino alla Forcella 300 metri più in basso delle nostra estrema sinistra.
Non so se già si trovava a Cima Norre quando si verificò uno spiacevole incidente in una compagnia che si recava in linea, e che mi procurò un incarico molto penoso che accettai solamente dopo che il Generale Murari Brà mi confermò personalmente con tono quasi paterno ma reciso l'ordine che avevo ricevuto dal Comando di Reggimento. Ricorderai certamente la bella batteria da montagna del Capitano Bocca che, nelle notti che precedettero l'offensiva austriaca sul nostro settore e quando già erano stati occupati Tonezza Campolan[?] nonché la Val d'Astico fino oltre Barcarola, portava i pezzi in prima linea.
Quando il giorno 19 il battaglione si ritirò da Cima Norre si portò in fondo a Val Torra per sbarrare le eventuali provenienze da Malga Fratelle e da Milegrobe, il nemico attaccò in forze con reparti Ungheresi provenendo dalla prima località ma fu nettamente respinto con gravi perdite. A tarda ora e nella notte ci portammo sulle pendici del Torta e nelle prime ore del 20 ci giunse l'ordine di metterci alle dipendenze del C.llo Rossi (sul Costesin) che aveva il Comando tattico a quota 1528. Per raggiungere la località dovevamo attraversare Campo Rosà. Ero col Maggiore Armellini in testa al battaglione e con noi era il T.te Colonnello Malvano comandante il 3. Battaglione, due compagnie delle quali erano già sul Costesin dalla sera precedente.
Come ben rammenti il tragitto fu compiuto sotto un bombardamento infernale; fu durante tale percorso che il C.llo Malvano rimase ferito al polpaccio. La ferita sembrava lieve e sul momento scherzava ma purtroppo dopo pochissimi giorni il povero Colonnello morì, per sopravvenuta infezione, all'ospedale di Verona.
Sul Costesin si trovavano così la sera del 20 due battaglioni del 161., due del 162, due della brigata Lambro (di nuova formazione) uno (almeno i resti) della Salerno, ai quali si aggiunse la mattina del 21 un battaglione dell'Alessandria che però riuscì a portare in linea una sola compagnia. Il Comandante del Battaglione T.te C.llo Menzinger (medaglia d'oro) trovò morte gloriosa.
Nel tardo pomeriggio (o verso mezzogiorno?) il fronte tenuto dalla Lambro veniva sfondato ma gli austriaci non riuscirono a progredire per un energico contrattacco guidato dal M.re Armellini. Dopo una notte relativamente calma il bombardamento riprese più violento che mai alle prime luci del giorno 21 seguito da un attacco in massa su tutto il [parola illegibile].
Esattissimo lo sfondamento sulla sinistra di q 1528 di modo che ci trovammo attaccati alle spalle. La pronta reazione rese vano il tentativo di aggiramento ed anzi facemmo dei prigionieri fra i quali un graduato di Cormons che ci informò che due reggimenti erano a ridosso di quota 1206 pronti ad attaccare nella notte con l'ordine di occupare la posizione a qualunque costo. Comunicai l'informazione al C.llo Rossi (era forse verso mezzogiorno) e seppi di lui che aveva ricevuto da diverse ore l'ordine di ripiegare ma che avrebbe atteso la sera per approfittare dell'oscurità e della nebbia che da Lavarone si vedeva salire lentamente verso l'altipiano.
Ricordo benissimo il particolare dei reparti della Salerno provenienti da Marcai e da Bosco Varagna che sfilavano nella piane di Vezzena con le mani in alto circondati da pochi austriaci; non vidi invece il Maggiore di cui fai cenno e convengo con la tua supposizione che forse si trattava di un ufficiale austriaco con divisa italiana. Mi avvedo ora che sto scrivendo la storia di Costesin: che vuoi? Quando si rinnova per un motivo qualsiasi un ricorco di quei giorni è difficile fermarsi.
Attendo ora ansiosamente la visita promessami: parleremo ancora e tanto facendo un salutare tuffo nel passato.
Grazie inoltre per l'interessantissima pubblicazione sulla vita di passione e di sacrificio inutile di quell'ultima disgraziata guerra. Salutami tanto tuo nipote: a te un abbraccio affettuosissimo.
tuo Capietti


* * *


Teramo, 2 ottobre 1951

Caro Capietti,
nel rientrare a Teramo ho trovato la tua lettera a me preziosa per le rievocazioni dei giorni angosciosi, ma anche gloriosi del Costesin. Io, come ti avevo già scritto, e come ti dissi a Milano, tutto ricordo di quei giorni, dalle cose piccole alle cose grandi. Se ricordo la debolezza di alcuni reparti, come quelli del bosco di Varagno, ricordo pure la fermezza di altri reparti, che imposero al nemico, per il loro valore, rispetto e ammirazione. Se ricordo il silenzio, la inoperosità, in quel terribile frangente, dell'artiglieria in genere, ricordo pure la gloriosa batteria da montagna, del capitano Bocca, la sola a rispondere ai duemila cannoni di ogni calibro, che gettavano su di noi la loro distruzione.
Come mi pare di averti scritto, dallo sbarramento di Valmorta, io raggiunsi quota 1528 del Costesin, la sera del giorno 20. Ero avanti al comando, tenuto dal col. Rossi, di circa due o trecento metri. A mia protezione vi era una compagnia, ma io non vidi il capitano. Pare che fosse in un ricovero. Quando la mattina del 21, verso le ore dieci fui improvvisamente attaccato alle spalle, non ebbi dalla fanteria nessun aiuto. Respinsi, quindi, da solo l'attacco, uccidendo, con la mia mitragliatrice, molti austriaci, che venivano avanti in ordine chiuso e in piedi. Feci pure numerosi prigionieri, che io, con conveniente scorta, mandai al comando del col. Rossi. Non so che cosa ne succedesse. Certo è che non vidi più tornare a me gli uomini di scorta.
Qualche cosa sapevo dell'incidente della compagnia in Cima Norre. Forse fu allora che io fui mandato con la mia Sezione alle Roccette, posto infelicissimo, veramente trappola, come dici tu.
Anche là ero a pochi passi dagli austriaci, solo, quasi allo scoperto, senza opere di protezione. Ci servivano da riparo le poche rocce, che vi erano. Nessun collegamento, né a destra, né a sinistra. Qualche volta gli austriaci si mostravano, se non proprio buoni, certo molto prudenti. Le roccette poteva essere un posto di vedetta, per piccole guardie, non per mitragliatrici, tanto più il campo d'azione, che avevo dinanzi, era ristrettissimo.
Ma tu, che eri aiutante maggiore del battaglione, queste cose ben le saprai. Le cose in quel momento forse consigliavano così.
Un altro anno cercherò di venire, nel periodo estivo, ad Asiago, ed allora faremo, con tutta tranquillità, senza il pericolo di prendere, da un qualche cecchino, una bella pallottola allo stomaco, ai posti più avanzati, una minuziosa ricognizione. Andremo certamente a vedere, nel suo interno, se è possibile, il famoso forte di Luserna ed [il] famoso campo trincerato del Basson, dinanzi al quale cadde distrutto, la notte del 15 agosto del 1915, se ben ricordo, il 115. reggimento fanteria.


* * *


BANCA COMMERCIALE ITALIANA
DIREZIONE CENTRALE

Milano 6/11 51

Carissimo Adamoli
Rispondo con molto, troppo ritardo alla gradita tua del 2 ottobre us. Nel periodo intercorso ho dovuto assentarmi frequentemente da Milano. Ora ritornato ...all'ovile e ripresa la vita normale non voglio tardare ulteriormente per mantenere continua una corrispondenza che è salutare allo spirito.
Trentadue anni fa a Kurtendil[?] in Bulgaria col mio 161. quale truppa di occupazione, in questi giorni eravamo come ossessionati e trascorrevamo giorni di infinito entusiasmo per la Vittoria. Quanta gioia e quanti pronostici per l'avvenire! Poi la bufera ed oggi è solo il ricordo personale che ci anima e ci conforta.
Pochi giorni orsono è venuto a trovarmi un altro dei reduci del Costesin, il Dott. Lattes di Torino, allora S. Tenente al 161. Erano anni che non ci vedevamo e puoi immaginare di cosa abbiamo parlato.
Ti ricorda perfettamente e mi ha promesso che se questa estate ci troveremo, come spero ardentemente, farà una scappata di qualche giorno ad Asiago per unirsi a noi nel giro di ricognizione. E' stato sul posto quest'autunno ma non ha saputo ritrovarsi e riconoscere la posizione.
Ringrazia tanto tuo nipote per le belle fotografie. Salutalo tanto da parte mia e con lui il Signore e la Signora di cui non ricordo il nome che furono compagni di gita. Scusami il ritardo di questa lettera ed accetta un affettuoso abbraccio.
tuo Capietti

* * *


rag. Pietro Capietti
v.le Bianca Maria, 27
Milano

Milano, 5 settembre 1952.

Carissimo ADAMOLI,
la tua cara ed affettuosissima lettera mi ha procurato un'immensa gioia e penso già all'intensa commozione di un fraterno abbraccio su quella quota 1528 che difendemmo nei limiti del possibile ed oltre. Ne riparleremo, e tanto, sul posto. Per ora, per restare nello stretto ambito del raduno, ti comunico:
Sede del raduno: Hotel “Croce Bianca” - Asiago (dal pomeriggio del giorno 13 settembre) che tuo nipote ben conosce.
Per raggiungere Asiago, abbiamo organizzato, per detto giorno, un servizio di pullman da Vicenza per il grosso della comitiva che giungerà da Torino alle 15,17; quindi, non sapendo con quel treno puoi raggiungere Vicenza, si può fissare il ritrovo per l'anzidetta ora (15,17) sul piazzale della stazione. Arrivo ad Asiago: ore 18 circa. Cena e pernottamento.
Giorno 14: gita a Vezzena in pullman, al Cippo Brig. “Ivrea” (noi, naturalmente, non mancheremo di fare una capatina al Costesin). 2.a colazione sul posto, ritorno ad Asiago, cena e pernottamento.
Giorno 15: mattinata libera; 2.a colazione: Alle 14, partenza della carovana per il ritorno: arrivo a Vicenza alle 16 circa.

Concludendo: è sufficiente che tu sia a Vicenza per le ore 15,17 del giorno 13; io sarò sul piazzale della stazione; per il pernottamento ed il vettovagliamento abbiamo ottenuto condizioni di vero favore.
Se poi tuo nipote GELASIO ed i Signori che con lui ho conosciuto intendessero partecipare al raduno, io porgo fin d'ora, a nome di tutti il benvenuto, pensando che sarebbe loro caro rivedere i posti che hanno ammirato l'anno scorso e che potrebbero forse raggiungere in macchina. Me li saluterai tanto da parte mia, partecipando loro il mio desiderio di ritrovarci.
Per ora, in attesa di un tuo riscontro, ti abbraccio affettuosamente.
tuo Capietti

* * *


Teramo, 20 settembre 1952

Carissimo Capietti,
nel rientrare a casa, dal religioso pellegrinaggio sui campi di battaglia, che sentirono le nostre ansie, e videro la nostra ubbidienza alle sante leggi della patria, non posso non inviarti il mio affettuoso saluto e il mio ringraziamento per non essere stato dimenticato nella tua nobile iniziativa.
Quanti pensieri, mio caro Capietti, si ebbero a risvegliare in me nel rivedere quei luoghi, sacri al valore, che portano ancora vivi i segni della disperata lotta per arrestare le orde barbariche, nella loro terribile marcia di distruzione. Un po' confusa, per la sorpresa del nemico, fu la nostra difesa, è vero, ma ciò torna a maggiore onore di quei reparti, come quelli della brigata Ivrea, che spinsero la difesa sino agli estremi limiti delle umane possibilità.
Doveroso è stato, quindi, l'omaggio reso dai superstiti ai propri camerati caduti. Se questi atti di santa ricordanza e d'amore si compissero da tutte le armi, su tutto il fronte bagnato da generoso, copioso sangue; se su quel fonte si conducessero le nuove generazioni cadrebbero forse gli odi, le lotte intestine che umiliano questa nostra tormentata Italia, e su quei campi, illuminati dall'estremo sacrificio, sii riacquisterebbe, senza dubbio, con il senso del dovere, la coscienza nazionale.
Se vi fossero altri raduni non ti dimenticare di comprendermi nell'elenco, dandomene, per tempo, comunicazione. Ad ogni modo nel prossimo anno cercherò di venire a passare qualche giorno ad Asiago, durante la tua villeggiatura. Potremo così sostare un po' di più su quei luoghi, che rimarranno sempre vivi nel nostro animo.
Sento ora il dovere di compiacermi con te per il modo come fu organizzato il raduno ed ebbero a funzionare i diversi servizi. Sempre vive le doti di zelo, di capacità, di precisione del già aiutante maggiore del 2. battaglione.
Un affettuoso abbraccio.
Aff.mo Umberto Adamoli

Home Page Precedente Successivo