Umberto Adamoli
IL BIMBO DI ORIA
(Dramma in due tempi)


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     ERIO - Appunto di Seghebbia, il vostro umano atto, spiegato nella stessa notte del vostro infortunio, a favore dei miei compagni vittime della valanga, mi mise in una penosa alternativa, tra la voce del dovere e la voce della gratitudine. Io stesso, dopo non molto, fui tratto in salvo, da voi, dalla stretta della neve. La gratitudine deve avere pure un nome, un valore nei fatti umani. Per fortuna, poco dopo, per trasferimento, lasciai la Valsolda.

     GIACOMIN - E noi respirammo. "Passa tenente" si disse. "Ma ch'el pass general, a la malora".

     ERIO - Alla malora, eh.

     GIACOMIN - Tanto per dire.

     ERIO - Va bene. Vi fu più facile, dopo l'esercizio della vostra non lecita attività?

     GIACOMIN - Più facile no. Però chiudevamo più facilmente in attivo il nostro bilancio annuale. E s'andava avanti, ma senza più le confidenze di Pina, sul conto della quale ci nacquero dei sospetti. Poi venne la guerra e partii.


     ERIO - Alpino, non è vero?

     GIACOMIN - Alpino, si, come tutti gli uomini della montagna.

     ERIO - Bravi soldati. Del vostro valore posso fare buona testimonianza.

     GIACOMIN - Anch'io posso ben testimoniare della bravura d'un vostro battaglione, che, sulle montagne degli Altipiani, costituiva con noi gruppo. Vi era tra noi, nel valore e nel sacrificio, nobile, simpatica gara. Nemici in pace, amici in guerra. Gli scherzi della povera vita.

     TINO - E allora brindiamo alla salute e delle Fiamme Gialle e delle Fiamme verdi. Oro il giallo, speranze il verde. (Alzano i bicchieri colmi di vino e brindano).

     ERIO - (alla Giuseppina che rientra in quel momento) Venga venga qui anche lei, fornitrice di questo balsamo dei vecchi. Ottimo questo vino.


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Umberto