Umberto Adamoli
IL BIMBO DI ORIA
(Dramma in due tempi)


Pagina 17
1-5- 10-15- 20-22

[Indice]


     ERIO - Ciò significa che non lasciai qui rancori.

     GIACOMIN - No. Era un baloss, ma onesto, ciò che noi molto apprezzavamo.

     ERIO - Facevo semplicemente il mio dovere, caro Giacomin.

     GIACOMIN - Anch'io facevo il mio dovere, dovendo a qualsiasi costo procurare pane alla mia famiglia.

     ERIO - Con atti però non leciti, vietati, in altre parole, dalla legge.

     GIACOMIN - Ma si osserva da tutti questa legge? Che ne dice lù, scior Segretari...

     TINO - Per me le leggi, comunque si considerino, vanno rispettate.

     ERIO - Argomento, quello del rispetto, non bene sentito, purtroppo, dal contribuente, dal popolo italiano... Ma parliamo d'altro. Parliamo di quei drammi che si svolgevano, e certamente si svolgeranno ancora, al confine.

     GIACOMIN - Drammi che si concludevano per noi talvolta in festa, più spesso in tristezza.


     ERIO - Ne rammenta qualcuno di scena più viva?

     GIACOMIN - I tentativi di passaggio, come ben sa, di notte, sul ciglio di dirupi, nel fitto dei boschi senza sentieri, in gara con i camosci, nella neve senza tracce, erano per noi di ansia mortale.
     Mi tolga una curiosità. Come fu tesa la trappola, entro cui cademmo, la sera della tragedia di Seghebbia? Aveva dei confidenti?

     ERIO - Gli stessi che, nel doppio giuoco, erano d'accordo con voi. Noi figuravamo di credere alle loro false confidenze, modificando poi, con astuzia, i nostri piani ed il colpo non falliva. La Pina, la esuberante Pina, che rividi ieri sera, era una nostra mala accorta pedina.

     GIACOMIN - Sicuro che, con tanta furberia, doveva far carriera.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto