Umberto Adamoli
BERARDO DA PAGLIARA
(Dramma storico in quattro atti)


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     Comunque gli eventi si considerino, bisogna sempre finire col dire: povera vita!

     GIANGIROLAMO
     E allora questa vita vale proprio la pena di viverla?

     CONTESSA
     E' il ritornello eterno degli afflitti. Per un sereno giudizio bisogna considerare la vita nella sua realtà, e non secondo il nostro turbato stato d'animo. Bisogna considerarla, per non disperare, come si considera la natura con tutti i suoi fenomeni. E soprattutto nella sventura, per i fini ultimi, si deve saper soffrire, saper morire, senza maledire.

     GIANGIROLAMO
     (molto lentamente, angosciosamente)
     Saper soffrire... senza maledire.

     (Si riode il canto, che si va perdendo in lontananza. Rimangono ancora, muti, in ascolto. La contessa, che si è avvicinata alla finestra, apre le tende. La luce lunare penetra a illuminare lei e uno parte della sala)


     CALA LA TELA


     A T T O T E R Z O

     Nello stesso castello, in una sala a pianterreno, con armi vecchie e quadri. Dopo qualche anno.

     SCENA PRIMA

     (Entrano parlando un frate benedettino, che è Berardo, e Massio il Gastaldo, custode del castello)

     BERARDO
     (guardando attorno)
     Povero castello. Tutto finisce su questa terra: ricchezza, povertà, gioie, dolori. Tutto, tranne lo spirito, che è immortale, come è immortale la divinità.
     (mettendosi a sedere presso un tavolo, al gastaldo)
     Sedete. Continuate il racconto, vi prego.

     GASTALDO
     (che ascolta commosso)
     E dopo la vostra partenza parve che un velo nero scendesse a rendere fredda e tetra questa vallata. Tutti ricordavano il vostro profondo spirito cristiano, la vostra bontà, la vostra generosità e tutti portarono, per qualche tempo, vivo nel volto il segno della mestizia. Silenzio era ovunque, cupo silenzio.


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Umberto