L'etimologia del cognome Adamoli deriva dal nome del gruppo montuoso dell'Adamello, situato nelle Alpi Orientali, al confine tra la Lombardia e il Trentino. La vetta principale, il Monte Adamello, dà il nome all'intero gruppo. L'esame delle utenze telefoniche (in Italia sole 289, vedi mappa in Italia e negli Stati Uniti) conferma l'origine lombarda del casato: Lombardia 179 (Lecco 68, Varese 42, Milano 38); Veneto 57 (Verona 51); ABRUZZO 17 (TERAMO 14); Liguria 8; Lazio 8.

L'arrivo in Abruzzo. Il ramo abruzzese degli Adamoli fu iniziato da Giuseppe Maria che, originario di Narro (comune di Casargo, in quei tempi provincia di Como, oggi provincia di Lecco) nel giugno 1842 giunge nell'aquilano a Tempera, proveniente direttamente da Bologna dove, condotto dal padre Carlo Bernardo vi si era recato sin da ragazzo nella Ramiera dei Conti Rossi per imparare il mestiere di ramaio, e rimanendovi per circa venti anni. Nel suo Passaporto rilasciato dal Governo Pontificio, conservato presso l'Archivio di Stato di Teramo, viene indicato che l'ingresso in Abruzzo avviene in compagnia del nipote Primo, un bimbo di undici anni, di cui non si ritrova tuttavia alcuna traccia ulteriore. A Tempera nel dicembre del 1843 Giuseppe si unì in matrimonio con Doralice Strina, dalla quale ebbe sette figli tra il 1844 e il 1859: Gelasio, Luigi, Giovanni, Aldobrando, Maria Cristina, Marta e Lucia, quest'ultima nata forse quando Giuseppe è già morto (il testo raccolto da Umberto - Famiglie Strina Adamoli - Da Como ad Aquila - comprende le principali notizie storiche sin dal 1842). Giuseppe Maria Adamoli nacque il 16 ottobre 1810, quarto dei cinque figli di Carlo Bernardo e Martina Volpi che si sposarono nel luglio del 1801.

Giuseppe Maria Adamoli, artigiano del ramo, giunto in Abruzzo intraprese nell'aquilano l'attività lavorativa nella fonderia gestita da Domenico Strina, ma si spostò nel 1846 nel teramano, costretto forse dalla pressione esercitata sui cospiratori politici dalla polizia borbonica (i cognati Isidoro Strina e Ascanio Vicentini furono coinvolti nel processo ai carbonari per i cosiddetti "Fatti di Paganica" del 1849), stabilendosi nei pressi di Tossicia, sulle rive del Mavone, e giungendo infine a ridosso di Teramo nel 1857, con l'apertura della Ramiera di Villa Tordinia, nei pressi di Rocciano, sul fiume Tordino. L'attività nella fonderia di rame intrapresa da Giuseppe Maria si interruppe pochi mesi dopo la morte di questi, avvenuta nel 1859 per una polmonite, quando la gestione fu ceduta dalla moglie Doralice agli Spinozzi, ma fu ripresa dal figlio Gelasio intorno al 1873, fino alla crisi del 1884, in seguito alla quale Gelasio, con la moglie Carolina Marotta e gli 8 figli (ne avrà ben 11) fece ritorno a Tempera. Alla morte di Doralice Strina avvenuta a Teramo nel 1888, i figli Giovanni e Gelasio progettarono la costituzione di una società, allo scopo di riprendere l'esercizio della fonderia di rame di Rocciano, che era in crisi. Gelasio era già in società a Tempera in una fonderia di rame, ma questa fu sciolta in seguito ai dissidi tra i soci. Libero dalla società Gelasio riprese e concluse le trattative con il fratello Giovanni e tornò a Rocciano nel 1889, dove viveva anche l'altro fratello Aldobrando che non era nella società, ma esercitava per essa un commercio ambulante. Da Gelasio, Giovanni e Luigi sono nati i discendenti che hanno moltiplicato il nome degli Adamoli nella città teramana.
Il nipote di Giuseppe Maria, Umberto (figlio del primogenito Gelasio), appena diciottenne, all'inizio della sua carriera militare nelle Fiamme Gialle, nel piroscafo dove presta servizio sul lago di Lugano, fa la conoscenza di Vittorio, un componente della famiglia Adamoli di Narro, il quale saputo il luogo di nascita di Umberto, gli riferisce di avere dei parenti in Abruzzo. Nella Pasqua del 1895, accompagnato da Vittorio Adamoli, Umberto riesce a visitare la casa dalla quale il nonno era partito 50 anni prima. A Narro prendeva alloggio proprio nella casa del nonno, abitata dallo zio Vittorio, in cui "nella parete in fondo all'atrio era riprodotto lo stemma gentilizio, uguale a quello descritto nell'albo araldico nazionale, sormontato da corona patrizia. Sotto lo stemma v'erano trascritti, in latino, cenni storici, attestanti l'antichità, la nobiltà della famiglia" (Nel romanzo della vita. Memorie. Umberto Adamoli). Le testimonianze dei vecchi del luogo ricordavano l' "appassionato patriottismo" del nonno Giuseppe Maria.


Torna alla videata principale Umberto Giovanni

eXTReMe Tracker