Se mi salvo la vita è un caso .
Diario di Guerra di Antonio Adamoli (1916-1918)

a cura di Federico Adamoli


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Cenni biografici di Antonio Adamoli

      Il bisnonno Antonio Adamoli, figlio di Fortunato Adamoli e Maria Pasetti, nasce a Narro il 7 giugno del 1877. Suo nonno Giovanni Antonio Adamoli, era fratello di Giuseppe Maria progenitore degli Adamoli in Abruzzo. Sposa la bisnonna Caterina Arrigoni di Vendrogno vicino Narro e da lei ha quattro figli: Fortunato, Maria che muore alcuni giorni dopo la nascita, Pietro morto a cinque anni di difterite e il nonno Mario.
      Durante la prima guerra mondiale, il bisnonno Antonio fu mandato a combattere sul Piave (conservo ancora la sua mantella militare e il suo diario personale) su cui scriveva tutte le sue sofferenze, come il gran freddo che pativa. Finita la guerra, torna a Narro dove riprende con la sua famiglia la gestione della pensione "Ortello", ma per via di un debito che non riesce a sanare, deve cedere l’attività al fratello Luigi, padre di Ines e Plinio Adamoli. Dopo qualche tempo il bisnonno, aiutato dai suoi due figli Fortunato e nonno Mario, costruisce una casa vicino all’antico lavatoio, di fianco alla chiesetta di San Rocco alle porte di Narro, in seguito decide di imbarcarsi sulle navi come cuoco, ma questo lavoro non dura molto, perché dopo qualche tempo torna a Narro dove intraprende l’attività di agricoltore e allevatore di bestiame.
      Gli anni passano e i suoi problemi di salute aumentano: a causa delle grandi sofferenze patite sul Piave ha gravi problemi di circolazione che degenerano in cancrena. Per questo motivo, ricoverato a l’ospedale di Bellano nel 1962, gli viene amputata una gamba. Mia mamma Rosanna, sua nipote (che all’epoca aveva solo quindici anni) mi racconta che da sola, da Milano, fu mandata ad accudire suo nonno durante il ricovero. Il giorno dell’intervento, il bisnonno Antonio, uscendo dalla camera operatoria, dopo il risveglio, accorgendosi della sua nuova condizione, chiese a mia mamma se i dottori con la sua gamba ne avessero fatto delle bistecche. Con molto coraggio riusciva anche ad essere ironico su cose così serie.
      Ritornato a Narro, otto mesi dopo l’intervento il bisnonno Antonio moriva all’età di ottantacinque anni nella sua casa, il 10 Novembre del 1962.

      Cristina Borelli