Marisa Adamoli
Dal paesaggio incantato delle Grigne, al Gran Sasso d’Italia:
un viaggio ricco di storia, ideali politici, passioni, sogni, legami e tradizioni


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     Da questi dati riportati dal Mastalli (A. Mastalli, Parrocchie e chiese della Valsassina nel 16°secolo, in Memorie storiche della Diocesi di Milano, 1957) è possibile aprire un piccolo squarcio sulla realtà sociale e sui principali gruppi famigliari delle comunità della Val Casargo. A proposito di Narro a quell’epoca, nel 1570, contava 65 anime e 29 fuochi (nuclei famigliari) di cui 8 Adamoli, 7 Pasetti, 4 Ganzelli, 2 Chiodi, 1 Ferreri ecc. Nel paese c’erano 9 mazadri, 2 testori, 1 negotiatore, 1 fante pubblico, 1 murador, 4 ferari, 1 magniano, 1 libraro.
      Una famiglia Adamoli la troviamo anche a Codesino a pochi kilometri da Narro, in questo villaggio c’erano 7 agricoltori, 5 merciai, 5 librari, 1 cavallaro, 1 carbonaro, 1 sartore, ecc.
      In tutto il territorio di Casargo con Indovero, Narro, Codesino e alri piccoli villaggi si contavano appena 430 anime. Le occupazioni più diffuse sono quelle dell’agricoltore, attività artigianali come i librari, calzolai e soprattutto ramai e ferari. Come risulta da questi documenti, le famiglie più numerose erano gli Adamoli e i Pasetti.
      Il numero dei giovani è molto alto e nel 1590 non si contano novantenni né ottantenni e la persona più anziana ha 72 anni inoltre non c’è traccia di persone emigrate.


Descrizione dello stemma Adamoli

      Gli Adamoli, notabili ed i più antichi, documentati dal 1476 in Narro di Casargo, da dove si diffusero in varie terre del Lecchese e altrove. Diedero molti sacerdoti, tra cui Giacomo parroco di Pagnona dal 1576 al 1616; Giuseppe lo fu di Casargo dal 1847 al 1886 ; Bartolomeo dal 1797 al 1849.
      Si racconta che… ”recatosi questi a Bellano per la fiera di quaresima, lo colse un malore, e fu ricoverato in casa degli Adamoli suoi parenti a Bellano, dove soccombette. Mentre se ne recava il feretro alla sepoltura, i portatori ch’erano d’Indovero giunti al cancello del cimitero di Bellano, deviarono improvvisamente col carico e di gran corsa lo portarono a giacere nel patrio camposanto di Narro, guadagnandosi la nomina di “rubacurati“.


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