Augusto Fichtner
Besozzo, il suo castello, i suoi sotterranei


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        A sud, all’imbocco della strettoia dove esce il Fiume, nel medioevo esisteva una chiesa dedicata a San Cristoforo, località che ancora oggi porta questo nome, e sui resti, forse nell’ottocento, fu edificata una villa, abbattuta anni or sono per far posto a un condominio. Il mio accompagnatore mi assicura che un suo amico imprenditore edile, gli disse che al momento della demolizione della vecchia struttura, si scoprì una galleria che era rivolta verso il mastio (foto 21), questa foto è stata ripresa dando le spalle al luogo ove, se esisteva, doveva esserci l’uscita del cunicolo e sorgeva la chiesetta). Era una via di fuga? Sicuramente chi sbucava in questa zona, difficilmente sarebbe stato scoperto, poiché qui vi era una selva, ancora ben conservata sino agli anni 60 del novecento.
        Addossata alla torre (di cui alla foto 12), con un andamento nord – est, ci sono ancora due costruzioni che sembrano essere dei terrapieni oppure delle ampie torri, addossate a parecchi metri più in basso del muro che parte dal mastio, che con una curva si perde nell’attuale castello Cadario.
        Da questi terrapieni o torri, si dipartono a diverso livello, tre, forse quattro cinta di mura, (foto 22 e foto 22a), come sembra fosse emerso durante lo scavo per l’acquedotto negli anni 60, nella via costeggiante l’attuale sede Comunale, e le case sorte sui resti del Castello in varie epoche. La più alta di queste mura piega decisamente a nord-est e poi sud-ovest, giungendo sino al così detto castello Cadario, e durante il suo percorso a volte fa da muro di sostegno, a volte è una delle pareti delle case costruite nel quattro – cinquecento, per poi perdersi, perché fagocitata dal castel Cadario.
        Quelle che sembrano essere due altre cerchie di mura, anch’esse con lo stesso andamento nord-est, (ancora in parte visibili, le cui fondamenta poggiano sulla roccia (foto 23) formavano delle terrazze larghe parecchi metri. Sono tutte costruite nello stesso periodo e con lo stesso materiale composto di sassi, di origine fluviale, reperibile solo in parte; in considerazione dell’enorme quantitativo utilizzato, si presume proveniente da altre zone abbastanza lontane, poiché come si è accennato più sopra, la roccia su cui poggia l’abitato di Besozzo sup. è di origine calcarea. Se fossero mura difensive, anche dalla più interna si poteva agevolmente colpire eventuali assalitori. Occupata la prima, bisognava scalare la seconda e poi la terza, tutte di una certa altezza e senza che vi fosse, apparentemente, un collegamento fra le stesse.