Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Nelle ore della sera alcuni ufficiali dei carabinieri si recarono a trovare Mussolini. Fra gli altri il Chirico, Bonitatibus, Santillo, coi quali si parlò di cose generiche. Fu detto che si trattava sempre di proteggerlo e che era stato affidato precisamente all'Arma, questo delicatissimo mandato. Mussolini non toccò cibo. Chiesto di uscire, egli fu accompagnato da un ufficiale lungo il corridoio. Mussolini notò allora che ben tre carabinieri montavano di sentinella alla porta dell'ufficio situato al secondo piano. Fu allora che meditando nella stanza si affacciò per la prima volta alla mente di Mussolini il dubbio: protezione o cattura?
     Che si complottasse in taluni ambienti contro la vita del Duce era noto anche alla Polizia. La quale però — specialmente sotto la gestione veramente infelice di Chierici — affermava trattarsi di tendenze velleitarie, di pratico non essendovi niente. Tutto si riduceva a espressioni di un comprensibile malcontento. Vale la pena di aprire una parentesi per fissare che la nomina del Chierici a capo della Polizia fu particolarmente patrocinata dall'Albini.
     Ma Mussolini si chiedeva: quale minaccia alla mia vita può sussistere in una caserma, dove stanno ben duemila allievi-carabinieri? Come potrebbero i congiurati raggiungermi? Come potrebbe il "furore popolare" fare altrettanto? Verso le 23 Mussolini spense il lume, mentre rimase acceso quello della stanza attigua dove vegliava in permanenza un ufficiale che non rispondeva mai allo squillo del telefono.