(segue) Contro la neutralità 
(13 dicembre 1914) 
[Inizio scritto]
      Norman Angeli aveva imbastito il 
suo libro sulla impossibilità della guerra
dimostrando che
tutte le nazioni — e vinte e vittoriose — avrebbero avuto
l'economia sconvolta e sacrificata dalla guerra. Altra illusione
miseramente sfrondata. Difetto di osservazione! L'uomo economico
«puro» non esiste. La storia del mondo non è una
partita di computisteria e l'interesse materiale non è —
per fortuna! — l'unica molla delle azioni umane. 
      Vero che le relazioni 
internazionali si sono moltiplicate; vero che gli scambi economici
politici
ecc.
tra popolo e popolò sono o erano infinitamente
più frequenti di quel che non fossero un secolo fa
ma accanto
a questo fenomeno un altro si delinea: i popoli tendono — colla
diffusione della cultura e col costituirsi delle economie a tipo
nazionale — a rinchiudersi nella loro unità
psicologica
e morale... 
      Accanto al movimento pacifista 
borghese
che non vale la pena di prendere in esame
fioriva un altro
movimento di carattere internazionale: quello operaio. Allo scoppiar
della guerra anche questo ha dimostrato tutta la sua insufficienza. I
tedeschi che dovevano dare l'esempio
si sono schierati sotto le
bandiere del Kaiser
come un sol uomo. Il tradimento dei tedeschi ha
costretto i socialisti degli altri paesi a rientrare sul terreno
della nazione e della difesa nazionale. L'unanimità nazionale
tedesca ha determinato automaticamente l'unanimità nazionale
negli altri paesi. Si è detto
e giustamente
che
l'Internazionale è come l'amore: bisogna farlo in due o
altrimenti è onanismo infecondo. L'Internazionale è
finita: quella di ieri è morta ed è oggi impossibile
prevedere quale e come sarà l'Internazionale di domani. La
realtà non si cancella
non si ignora e la realtà è
che milioni e milioni di uomini — nella stragrande maggioranza
operai
stanno oggi gli uni di fronte agli altri sui campi
insanguinati di tutta Europa. 
 (segue...) 
 
 
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