Contro i tiranni di fuori contro i vigliacchi di dentro!
(14 dicembre 1914)


      La camera italiana — gentilonizzata e perciò nell'intimo dell'animo «neutralista» malgrado l'ovazione a Trieste — la camera italiana si è chiusa l'altro ieri in un enorme sbadiglio. Questa che doveva essere una sessione «storica» è stata in realtà al disotto della cronaca. Riletto ad alcuni giorni di distanza lo stesso discorso dell'on. Salandra si presenta come un discorso rigidamente «neutrale». Poteva essere pronunciato quattro mesi fa o di qui a quattro mesi. Non c'era bisogno di riaprire la camera per dire cose che tutti sapevano e sanno. Il paese è rimasto deluso. La camera ha poi sminuito l'importanza e attenuato il senso della sua manifestazione d'entusiasmo.
      Non sono mancate nella stampa conservatrice le voci «autorevoli» a disapprovare la dimostrazione d'italianità della camera Aggiungete a tutto ciò l'episodio Giolitti — da noi sufficientemente illustrato — e l'impressione di disagio e di disgusto sarà completa e profonda. Dalla camera dall'alto non c'è d'aspettare nulla.
      Il governo è ancora triplicista e mercanteggia e patteggia. La linea direttiva della sua politica ci è ancora totalmente ignota. Non sappiamo dove andiamo. L'incertezza delle sfere dirigenti ha il suo pendant nell'opacità del paese. La neutralità vigile e armata — che splendida cuccagna per i fornitori! — è diventata uno stato di fatto nel quale si adagiano tutti i «vigliacchi di dentro». Sono molti e appartengono a tutti i partiti a tutte le professioni a tutte le categorie. Vogliono lo statu quo. È comodo anche se abominevole. Statu quo cioè «conservazione». Conservazione degli stipendi dei posti della tranquillità di spirito del denaro della vita delle idee.

(segue...)