Benito Mussolini
Diario di guerra (1915-1917)


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     I miei commilitoni ignorano completamente le vicende e i successi dell'offensiva italiana sugli altri punti del fronte. Siamo in due a leggere i giornali. Io e il caporale Vismara, che riceve L'Italia. Mi domando: «Perché non si pubblica e non viene diffuso fra le truppe combattenti — composte oggi di soldati in grandissima maggioranza alfabeti — un Bollettino degli Eserciti d'Italia? Bisettimanale o trisettimanale, il Bollettino dovrebbe contenere i Comunicati del nostro Esercito e quelli delle azioni Alleate, unitamente a qualche articolo e racconto di episodi di valore, atti a tenere elevato il morale delle truppe».

     30 Ottobre.
     Notte agitata. Ieri sera gli austriaci hanno fatto esplodere una mina di proporzioni enormi. Pareva che tutta la montagna dovesse «saltare». Le signorine impiegate del Credito Italiano — Sezione di Milano — mi hanno mandato due grossi pacchi di indumenti di lana. Prima novità gentile di questa mattinata grigia di pioggia e raffiche.
     

L'inverno nelle trincee dell'alta montagna

     31 Ottobre.
     Giornata di sole e di calma. Corre voce che prestissimo il nostro battaglione andrà per qualche tempo in riposo a Ternova, sull'Isonzo. La notizia rende allegri i miei commilitoni, ma io ho ragione di ritenerla infondata. Non turbo la loro gioia. È giunto un battaglione di fanteria del 120° reggimento; ecco l'origine della voce. Nei «ricoveri» si canta, si fuma, si scrive. Nessuno bada al monotono, insistente stillicidio della vedetta austriaca. Il portaferiti De Rita, di Frosinone, narra le sue avventure americane. È stato sei anni nel Nord-America. Si dichiara repubblicano.